Rifiuti abbandonati alla ex cartiera di Santarcangelo, il Governo sollecita la Regione
Santarcangelo, Marrone invia lettera a Priolo per approfondimenti sul deposito di rifiuti a Bornaccino

Come preannunciato durante la recente visita all’ambito territoriale in località “Bornaccino”, a Santarcangelo, a ridosso della riva sinistra del fiume Marecchia, dove sono presenti da decenni ingenti quantitativi di rifiuti inglobati ormai in vere e proprie dune del terreno, il deputato Jacopo Morrone ha inviato una lettera alla vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore all’Ambiente Irene Priolo dove lamenta “l’indisponibilità di un quadro conoscitivo aggiornato del deposito incontrollato di rifiuti, così come degli effetti attuali e potenziali sull’ambiente e sulla salute umana”.
Morrone è presidente della “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e ad altri illeciti ambientali e agroalimentari” e riconoscendo il “pregio naturalistico della zona e la crescente fruizione turistico-ricreativa di quei luoghi”, sollecita Priolo a “voler valutare la possibilità di procedere a diverse attività di approfondimento fornendo in tempi celeri alla Commissione ogni conseguente elemento di conoscenza”.
Tra le attività di approfondimento richieste ci sono l’individuazione specifica e completa di georeferenziazione dell’area corredata da una relazione a cui siano allegati rilievi video/fotografici e estratti cartografici e la caratterizzazione specifica e aggiornata dei rifiuti presenti (plastiche, alluminio e eventuali altre tipologie).
E ancora: una valutazione su eventuali fenomeni di percolatura e di deterioramento o biodegradazione dei rifiuti con effetti sul terreno e sulle acque superficiali; lo stato di attuazione o gli esiti dettagliati dei progetti e degli accordi interistituzionali già avviati nell’ambito del ripristino e della riqualificazione ambientale del sito; la valutazione sulle procedure eventualmente già avviate o di possibile futura pianificazione circa la riconducibilità del sito ai cosiddetti ‘siti orfani’.