Riminese fragile: oltre 8.400 residenti a rischio dissesto, quasi 6.000 edifici in pericolo
L’ultimo rapporto Ispra fotografa una provincia vulnerabile, tra dissesto idrogeologico, cambiamenti climatici e impatti sul patrimonio culturale e produttivo

Nel nuovo Rapporto sul dissesto idrogeologico dell’Ispra, il territorio riminese emerge tra le aree più esposte ai rischi legati a frane, alluvioni e erosione costiera. Una cartografia preoccupante, in cui i colori non raccontano altimetrie o bacini marini, ma livelli di pericolosità: il marrone segna le frane, l’azzurro indica l’acqua, ma non quella del mare.

Nel Riminese oltre 8.400 persone e 3.823 famiglie vivono in zone classificate a rischio elevato o molto elevato. Sono 5.975 gli edifici mappati in queste aree critiche, pari a una quota significativa del patrimonio immobiliare provinciale. Anche il tessuto produttivo è coinvolto: 769 imprese hanno sede in aree soggette a dissesto.
Dal 2023, anno delle devastanti alluvioni, l’intera Romagna convive con un territorio trasformato. La provincia di Rimini ha visto coinvolto un quarto del suo comprensorio (217 km²) in zone a pericolosità da frana alta o molto alta.
Il rischio colpisce anche la cultura: 241 beni culturali del Riminese, il 19,5% del totale censito, sono oggi in aree a forte instabilità. Un esempio emblematico è San Leo, dove nel 2014 il crollo della rupe ha richiesto anni di interventi di consolidamento, conclusi solo di recente.
A ciò si aggiunge l’erosione costiera, che ha colpito 10,1 km su 35 di litorale riminese, nonostante gli interventi di mitigazione.
L’Ispra lancia un messaggio chiaro: la combinazione tra cambiamenti climatici, abbandono delle aree collinari e urbanizzazione intensa ha aggravato una fragilità strutturale. Mappature e dati diventano ora strumenti fondamentali per la prevenzione, per orientare politiche territoriali, investimenti infrastrutturali e scelte assicurative, con l’obbligo di copertura contro eventi catastrofali già fissato per il 2026 per le piccole imprese.