Rimini: medici in rivolta contro la riduzione della Guardia Medica

Medici di Rimini protestano contro il piano di ridimensionamento

Ospedale Novafeltria

Un gruppo di oltre 40 medici attivi nel Servizio di Continuità Assistenziale, meglio conosciuto come Guardia Medica, nella Provincia di Rimini, sta alzando la voce contro i programmi di riorganizzazione e ridimensionamento che si profilano all’orizzonte nei prossimi mesi. Questi professionisti esprimono la loro indignazione di fronte a un piano che ritengono irrispettoso nei confronti dei pazienti, dei medici coinvolti e dei Livelli Essenziali di Assistenza. Questo piano sembra configurarsi come un vero e proprio smantellamento di un servizio che è stato un pilastro della salute pubblica per oltre 30 anni.

La Guardia Medica è un servizio essenziale – spiegano – che opera attraverso una Centrale Operativa gestita da medici, il primo punto di contatto per i cittadini in cerca di assistenza medica. I cittadini possono parlare direttamente con un medico e ottenere risposte immediate alle loro preoccupazioni. Questo avviene attraverso consultazioni telefoniche per casi meno gravi, visite domiciliari tempestive per i casi urgenti e pazienti non deambulanti, oltre a visite ambulatoriali a cui si può accedere direttamente.

Nell’anno precedente, la Guardia Medica della Provincia di Rimini ha erogato un notevole numero di servizi, con 33.500 consulenze telefoniche, 7.468 visite ambulatoriali e 4.584 visite domiciliari. Tali cifre testimoniano l’importanza e l’efficacia del servizio nell’assistenza alla comunità.

Tuttavia, i piani in corso prevedono un forte ridimensionamento del personale medico, specialmente per quanto riguarda le attività domiciliari. C’è anche la proposta di sostituire la Centrale Operativa Medica con una centrale gestita da personale “laico”, privo di formazione e specializzazione medica, incaricato di gestire un ingente volume di richieste senza le competenze necessarie.

Uno degli obiettivi di questa riorganizzazione è quello di spostare risorse mediche dalla Guardia Medica ai Centri di Assistenza Urgenza (CAU), che affiancheranno i Pronto Soccorso per trattare i casi a bassa complessità. Tuttavia, questo approccio viene criticato dai medici della Guardia Medica, che ritengono che ciò possa aumentare i problemi anziché risolverli. La comunità potrebbe vedere ridotta ulteriormente la possibilità di accesso a una medicina di prossimità, costringendo più persone ad affollare i Pronto Soccorso e ritardando la corretta presa in carico dei pazienti.

Un punto particolarmente sconcertante è la proposta di eliminare la Centrale Operativa Medica e sostituirla con una gestita da persone senza alcuna formazione sanitaria. Questo – dicono i medici – potrebbe portare a interpretazioni errate delle situazioni di emergenza e ritardi nella valutazione medica, con potenziali conseguenze pericolose per i pazienti.

Inoltre, la riduzione del personale dedicato alle visite domiciliari potrebbe rendere impossibile fornire risposte efficaci e tempestive, specialmente durante i momenti di picco delle richieste. Questo aggraverebbe i disagi per la popolazione, in particolare per le persone anziane, pluripatologiche e non deambulanti, così come per i residenti nei Comuni più periferici.

I medici della Guardia Medica ritengono che la soluzione per alleviare il sovraffollamento nei Pronto Soccorso dovrebbe essere il potenziamento del servizio territoriale, anziché il suo impoverimento ulteriore. Nel corso degli anni, hanno stabilito rapporti di fiducia e professionalità con i loro assistiti, fornendo assistenza efficace ed empatica. Essi rappresentano un’importante estensione dei Medici di Famiglia, garantendo continuità nell’assistenza medica nei momenti prefestivi, festivi e notturni quando questi ultimi non sono disponibili.

In conclusione, i medici della Guardia Medica protestano con forza contro la progressiva riduzione, trasformazione e ricollocazione del loro servizio. Credono che il tentativo di smantellare un servizio fondamentale, che ha dimostrato di essere efficiente e tempestivo nel rispondere alle esigenze della comunità, sia sbagliato e dannoso per i cittadini.

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