Rimini, saldi estivi 2025. Confcommercio: "calo delle vendite. Serve un piano Marshall"
Le dichiarazioni del presidente di Confcommercio Rimini Giammaria Zanzini

“I saldi estivi sono terminati. Siamo qui ancora a parlare di saldi, di come sono andate le vendite, della boccata di ossigeno per i ricavi e dei margini risicati, delle percentuali di sconto che hanno fatto o meno le fortune dei consumatori. Tutti discorsi sorpassati quanto i saldi stessi, resi ormai obsoleti da una concorrenza sleale fatta di promozioni continuative, senza regole e non imputabili solamente alle grandi piattaforme multinazionali dell’on-line, ma a volte anche alle stesse aziende fornitrici del retail di prossimità, cosa che mi rammarica ancora di più”.
A parlare, al termine dei 60 giorni di saldi estivi di fine stagione, è Giammaria Zanzini, presidente di Confcommercio della provincia di Rimini e presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio dell’Emilia Romagna.
“Nei saldi estivi 2025 si registra un calo delle vendite del 5% circa rispetto ai saldi estivi 2024, che già rilevavano un calo di circa l’8% su quelli dell’anno prima. Le vendite al dettaglio nel settore tessile, moda, abbigliamento e calzature erano poi già in calo dell’1,8% nel primo trimestre 2025 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
I motivi sono tanti e molto diversi tra loro: inflazione che pesa sulle famiglie, stipendi fermi da anni se non addirittura in calo, spese obbligate che impegnano buona parte del reddito, nuovi modelli di acquisto, ma anche una deregulation delle forme di vendita che investono il settore tessile in maniera pesantissima. Outlet senza regolamenti, spacci aziendali incontrollati, temporary store, vendite private con adunate via messaggio, centri commerciali perennemente aperti, ma anche pressioni fiscali diverse applicate a chi opera sullo stesso mercato avendo sede legale in Paesi diversi, creano un combinato disposto deleterio per i negozi di prossimità.
Basti pensare che in Italia, in 5 anni, dal 2019 al 2024, abbiamo perso 23.322 attività di commercio di moda e calzature al dettaglio e lasciato a casa 35.000 addetti, oppure che in questo 2025 si chiudono in media 18 negozi di settore al giorno. La nostra provincia purtroppo non è lontana da queste dinamiche e la desertificazione commerciale avanza. Ad esempio, nel centro storico della città di Rimini, a inizio anno risultava sfitto il 18% delle vetrine.
Serve un piano Marshall per il commercio di prossimità, a cominciare dall’istituzione di un Garante del piccolo commercio, una figura che possa tutelare le piccole e micro imprese dalle pratiche commerciali scorrette e che pressi le grandi aziende produttrici per un reale Patto di filiera.
Anche in questo quadro complicato, però, voglio rimanere ottimista. Il retail di moda si sta rinnovando, si è aperto alla digitalizzazione, ha alzato l’asticella della qualità, ma ora attende un serio patto di sistema nel comparto tessile, moda, abbigliamento e calzature.
Il commercio di prossimità è un fiore all’occhiello italiano, composto da eccellenze di cui le nostre città non possono fare a meno per non perdere identità, valore e appetibilità, lasciando spazio a insicurezza e degrado. I negozi, non mi stancherò mai di ripeterlo, sono presìdi di sicurezza e socialità fondamentali per le persone.
Per questo puntiamo tanto sugli Hub urbani e di prossimità, leve per una riqualificazione delle nostre città che mettano al centro le imprese di prossimità commerciali e i pubblici esercizi come punti centrali della vivibilità del centro e dei quartieri. La desertificazione commerciale è un’autentica piaga sociale e continueremo ad impegnarci per arginarla”.