Sicurezza, Magrini: “I Comuni fanno la loro parte, ora tocca allo Stato”

L’assessore riminese chiede riforme strutturali e collaborazione vera: “La sicurezza non può essere lasciata solo ai territori”

A cura di Redazione
17 luglio 2025 11:32
Sicurezza, Magrini: “I Comuni fanno la loro parte, ora tocca allo Stato” -
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In queste settimane ANCI e i Comuni italiani stanno intensificando il confronto con il Ministero dell’Interno per affrontare il tema della sicurezza urbana, sempre più di fatto scaricato sugli enti locali, nonostante la competenza formale sia dello Stato.
“La sicurezza è un dovere dello Stato, ma sempre più spesso ricade sulle spalle dei Comuni”, sottolinea Juri Magrini, assessore alla sicurezza del Comune di Rimini, in una nota stampa.
Magrini esprime sostegno alla proposta di ANCI per un protocollo d’intesa col Viminale, mirato a correggere alcune distorsioni della legge Cartabia – come l’obbligo di querela per reati come il borseggio – che oggi impediscono un’azione efficace delle forze dell’ordine.
“Collaborare tra Istituzioni è fondamentale – continua Magrini – ma la collaborazione deve essere vera, concreta e bilaterale.”
Il Comune di Rimini continuerà a fare la sua parte nei Cosp, nel potenziamento della videosorveglianza e nella sinergia con Prefettura e Questura. “Noi ci siamo – conclude – ora aspettiamo che anche Roma risponda”.


La nota stampa dell'Assessore Magrini

ANCI e i Comuni italiani in queste settimane, anzi in questi giorni, stanno pressando il Ministro dell'Interno Piantedosi circa la gestione della sicurezza in tutti gli 8mila e passa Comuni del Paese, di fatto 'trasferita' agli Enti locali nonostante le competenze e le leggi consegnino proprio allo Stato centrale il ruolo obbligatorio e primario. ANCI, in virtù della sana collaborazione istituzionale che dovrebbe (l'uso del condizionale non è casuale) caratterizzare la soluzione a un problema che è di tutti e non solo di una parte politica, ha proposto ieri al titolare del Viminale un protocollo d'intesa per superare alcune distorsioni delle legge Cartabia che stanno rendendo difficile nelle città il contrasto ad alcuni reati. Un esempio: con la Cartabia per arrestare un borseggiatore ci vuole obbligatoriamente la querela della vittima. Senza la denuncia le forze dell'ordine non possono intervenire, neanche in presenza di testimoni. Il borseggio è un reato specialmente frequentato nelle città e località ad alti flussi turistici ma proprio i turisti, se vittime della cosa, hanno ovviamente poca predisposizione a sottoporsi all'iter burocratico della denuncia. Questo provoca una sostanziale impunità per i malviventi specializzati in furti con destrezza o in furti d'auto. L'idea dunque di chi amministra le città italiane sarebbe quella di proporre una modifica bipartisan alla legge Cartabia per tornare alla denuncia d'ufficio.
Il Ministro Piantedosi ha garantito la massima collaborazione ad Anci e ai Comuni e questo è positivo. Ma sullo sfondo resta in attesa della risposta una domanda: a quando le riforme strutturali che consegnino davvero alle forze dell'ordine ampliamenti d'organico e dotazioni tecnologiche, in modo da garantire maggiore efficacia d'intervento su tutti i territori del Paese. Sappiamo bene, ad esempio, che dal 2023 al 2025 la provincia di Rimini ha subito un 'taglio' del 55 per cento dei rinforzi estivi di Polizia, passati dai 330 di due anni fa ai 213 di quest'anno. Della dotazione permanente degli organici ormai non se ne parla neanche più, sogno di una notte di mezza estate.  I Comuni sono sempre disposti alla collaborazione tra Istituzioni ma questa collaborazione deve essere bilaterale. Come Comune di Rimini continueremo a essere parte attiva dei Cosp, a incrementare i sistemi di sorveglianza e, se fosse possibile, anche a sinergizzare con Prefettura e Questura servizi innovativi per il controllo del territorio, specie nelle ore notturne. Noi ci siamo, vediamo se Roma risponde.

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