Le seguenti dichiarazioni sono rilasciate congiuntamente da una coalizione di 17 associazioni ambientaliste impegnate nella tutela dell’ambiente:
Le organizzazioni esprimono con forza la loro preoccupazione in merito all’impatto del mega gasdotto Linea Adriatica della Snam nelle aree ad alto rischio sismico dell’Appennino tosco-emiliano.
La recente scossa di terremoto di magnitudo 4,8 nell’Appennino ha riacceso il dibattito sulla sicurezza di questa infrastruttura. La Linea Adriatica, nota anche come il “metanodotto dei terremoti”, attraversa sei regioni italiane e si snoda attraverso alcune delle zone più vulnerabili dal punto di vista sismico, quelle stesse aree che sono state colpite in passato da terremoti devastanti, tra cui quelli dell’Aquila nel 2009 e dell’Umbria e delle Marche nel 2016 e 2017.
Le associazioni ambientaliste affermano che i terremoti in queste zone non solo possono causare danni alle infrastrutture umane, ma possono anche innescare esplosioni di gasdotti, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini che vivono in queste zone già a rischio. Questo è stato evidenziato dal tragico incidente a Mutignano di Pineto (TE) nel 2015, quando l’esplosione di un metanodotto Snam a causa di uno smottamento di terreno ha causato incendi e danni estesi. È particolarmente preoccupante il fatto che le attuali distanze di sicurezza consentano la costruzione di gasdotti a soli 30 metri dalle abitazioni, mettendo così a repentaglio la vita dei residenti.
Nonostante queste chiare evidenze, le associazioni ambientaliste affermano che il governo ha autorizzato due dei tre tratti della Linea Adriatica e si appresta ad autorizzare il terzo. Questo progetto costerà 2,5 miliardi di euro, che saranno pagati dai cittadini attraverso le bollette del gas, in un momento in cui i fondi per la sicurezza dei territori a rischio di dissesto idrogeologico vengono cancellati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).
Gli ambientalisti ribadiscono che è ancora più inquietante il fatto che la Linea Adriatica è stata ripresa nonostante non ci sia alcuna emergenza energetica in Italia. Nel 2022, il paese ha avuto accesso a una quantità di gas superiore agli anni precedenti, tanto che è stato in grado di esportare una notevole quantità all’estero. Inoltre, i consumi di metano sono diminuiti significativamente, e questa tendenza è proseguita nel 2023. L’Italia potrebbe addirittura raggiungere gli obiettivi del Pnisc fissati per il 2030 già entro quest’anno.
Gli ambientalisti sottolineano che attualmente l’Italia ha una capacità di importazione di gas e una rete metanifera interna che superano ampiamente i consumi nazionali. Nonostante ciò, il governo sta cercando di imporre impianti inutili che diventeranno investimenti improduttivi e graverebbero sui bilanci delle famiglie italiane per decenni.
Le associazioni ambientaliste concludono affermando che non solo la Linea Adriatica, ma anche altri progetti energetici nel settore dei combustibili fossili, come rigassificatori, stoccaggi e depositi di Gnl, stanno minacciando l’ambiente, il clima, l’economia delle regioni e quella nazionale. Le associazioni ambientaliste chiedono pertanto non solo la cancellazione della Linea Adriatica, ma anche di tutti gli altri progetti energetici legati ai combustibili fossili, che non servono agli interessi del paese ma solo a quelli delle grandi società come la Snam e l’Eni. È necessario agire immediatamente per fermare questa follia prima che causi danni irreparabili.
