Ticket sanitari non pagati, la Regione prova a ricucire. Rimini tra le province più colpite
Oltre 21 milioni di euro di crediti non riscossi in Emilia-Romagna. L’assessore Fabi: "Non un’operazione punitiva, ma un piano condiviso con i cittadini"

Dopo le polemiche scatenate dall’invio delle lettere di sollecito per i ticket sanitari non pagati, la Regione Emilia-Romagna cerca di stemperare i toni. Sono state 264mila le comunicazioni recapitate complessivamente, con un peso rilevante in Romagna e in particolare a Rimini, dove molti cittadini hanno ricevuto le richieste di regolarizzazione.
L’assessore regionale alla Salute, Massimo Fabi, ha chiarito che l’operazione «non è contro i cittadini, ma insieme a loro», sottolineando come il Covid abbia bloccato per anni la riscossione e fatto crescere il debito: si parla oggi di oltre 21 milioni di euro di ticket inevasi, rispetto ai 7,5 milioni del 2020.
A Rimini, come nel resto della Romagna, il malumore è stato forte: le lettere hanno riguardato prestazioni di pronto soccorso non urgenti e altre visite specialistiche, con ticket da 25 euro in su. Molti cittadini hanno contestato l’arrivo dei solleciti a distanza di anni, altri hanno denunciato errori anagrafici.
Per il futuro, la Regione annuncia campagne di sensibilizzazione, consultazione degli insoluti anche tramite Fascicolo Sanitario Elettronico e sportelli automatici, oltre a una maggiore attenzione alle disdette delle prestazioni, che se non comunicate comportano il pagamento del ticket.
Il tema resta delicato: la sanità emiliano-romagnola deve affrontare un deficit complessivo di 645 milioni di euro, e anche per questo Rimini e le altre province romagnole sono chiamate a contribuire.