Le Torri di difesa lungo la Riviera Romagnola nel 1600 e la minaccia dei Pirati
Tra il 1400 e il 1600, la riviera romagnola fu bersaglio di pirati. Nel 1672, per difendere la costa, furono costruite sei torri di difesa

La storia delle torri di difesa in Romagna. Tra la fine del 1400 e per tutto il 1600 e anche oltre, l’attuale riviera romagnola fu meta di diversi “stranieri” e non per motivi turistici.
Dal 1528 circa la zona era parte integrante dello Stato Pontificio. I territori della “provincia di Romagna” erano quelli di Ravenna, Forlì, Cesena, Faenza, Cervia, Imola e Rimini. Le città vengono considerate tali in quanto sedi vescovili. Il capoluogo era Ravenna.
Non esisteva un sistema difensivo efficiente per la costa che così divenne oggetto di attenzione per i pirati.
La costa romagnola piace ai pirati, ma non per farci le vacanze
“La pirateria” si legge nel volume Storia di Bellaria-Bordonchio-Igea Marina 1500-1970 “viene praticata da corsari turchi che, fin dall’inizio del ‘500, si erano stabiliti in Algeria, Tunisia, Tripolitania e Marocco dove avevano fondato i cosiddetti “stati barbareschi“.
La pirateria diventò una delle principali attività “lavorative” per la sopravvivenza di queste popolazioni e l’aumento del traffico commerciale marittimo, non fece che favorire questo commercio illecito.
Per quasi tre secoli la costa riminese subì incursioni di corsari che provenivano dalle zone balcaniche e dal nord Africa. Mentre i pirati erano fuorilegge “a tutto tondo” e razziavano per il loro personale tornaconto, i corsari erano “autorizzati” dal proprio governo a catturare navi di nazioni nemiche.
Nel 1672 venne fatto un “consiglio comunale” dove la Camera Apostolica, l’organo di governo dello Stato Pontificio, deliberò di finanziare la costruzione di sei torri di avvistamento lungo tutto il litorale adriatico al costo di 690 scudi ciascuna.
Nel 1673 venne avviata la realizzazione. Le torri si trovavano a Rimini, al Tavollo, alla Conca, alle Fontanelle, alla Pedriera di Castellabate e a Bellaria.

Magister Nicolaus capomastro, realizza la Torre di Torre Pedrera
Torre Pedrera, frazione riminese, deve il suo nome proprio alla torre della Pedriera di Castellabate (Castrum Abbatis) . Dal letto del fiume su cui sorgeva la torre venivano estratte le pietre per la costruzione delle abitazioni.
Il capomastro realizzatore fu “magister” Nicolaus. La Torre serviva come punto di avvistamento e come rifugio in caso di pericolo per gli abitanti di Castellabate.
Tutte le torri avevano armi, munizioni, scale, corde e anche una campana “con il suo batocco” per dare l’allarme. Al suono della campana gli abitanti potevano rifugiarsi all’interno.
Alla fine del 17esimo secolo le scorribande si diradano nell’Adriatico. I pirati rivolgeranno le loro attenzioni ad attaccare navi mercantili. Le Torri vengono usate come prevenzione contro la diffusione della peste. Non devono più combattere l’arrivo dei nemici ma impedire l’ingresso di chiunque arrivi da zone infette e, in seguito, in alcuni casi hanno anche funzione di luogo di quarantena.
La “Congregazione di Santità” del 1690 stabilisce che per questo compito la Torre di Bellaria abbia 2 soldati a cavallo e 3 a piedi. La Torre della Pedriera invece due soldati a cavallo e 1 a piedi.

Di tutte le torri di difesa erette nel 1673 ne rimangono solo due
La Torre della Pedriera ha in seguito perso la sua originaria funzione. Attualmente è una proprietà privata. Una targa all’esterno ricorda il suo antico ruolo “Questa torre” si legge “costruita sulla Pedriera di Castellabate nel 1673 a vedetta e a difesa dalle navi pirate è stata ripristinata nel 1965”. La Torre Saracena di Bellaria Igea Marina è invece aperta al pubblico per la visita nei mesi estivi. Al suo interno si trova un ricco museo dedicato alle conchiglie ed è possibile ammirare anche alcune esposizioni temporanee di artisti locali. All’esterno vengono spesso organizzati eventi di vario tipo.
Le altre torri di difesa erette nel 1673, nel corso dei secoli sono andate distrutte.