Tragedia sull’Himalaya: valanga in Nepal, nove morti tra cui cinque alpinisti italiani

Due incidenti in cui hanno perso la vita cinque italiani

A cura di Redazione Redazione
04 novembre 2025 16:51
Tragedia sull’Himalaya: valanga in Nepal, nove morti tra cui cinque alpinisti italiani - Paolo Cocco PH ANSA
Paolo Cocco PH ANSA
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Due diverse tragedie in alta quota hanno colpito le vette himalayane del Nepal negli ultimi giorni, causando la morte di nove persone, tra cui cinque alpinisti italiani. Le autorità nepalesi hanno confermato che gli incidenti si sono verificati tra venerdì e lunedì, a seguito di violente tempeste di neve e una valanga che ha travolto due spedizioni distinte.

Lunedì una valanga si è abbattuta sul campo base del picco Yalung Ri, a 5.630 metri di quota, nel Nepal centrale. Dodici persone facevano parte della spedizione, organizzata dall’agenzia Dreamers Destination. Sette di loro sono morte: tre italiani, due nepalesi, un tedesco e un francese.

Tra le vittime italiane figura anche Paolo Cocco, fotografo e alpinista abruzzese che stava tentando la scalata al Dolma Khang. Il suo corpo è stato ritrovato dai soccorritori e la notizia del ritrovamento è stata confermata all’ANSA da Antonio Tavani, sindaco di Fara San Martino (Chieti), paese natale di Cocco ed ex vicesindaco dello stesso comune. “La notizia è già stata comunicata alla famiglia”, ha aggiunto Tavani.

Un secondo incidente si è consumato nel Nepal occidentale, sul monte Panbari (6.887 metri), dove due alpinisti italiani – Alessandro Caputo e Stefano Farronato – sono morti mentre tentavano la scalata. I due erano dispersi da venerdì, sorpresi da una violenta nevicata al Campo 1, a oltre 5.000 metri di quota.

Il ministero degli Esteri italiano ha confermato oggi i decessi: “Il loro decesso è stato accertato questa mattina dalle autorità locali. I contatti con i due connazionali si erano interrotti venerdì 31 ottobre”, si legge nella nota della Farnesina. “Altri connazionali risultano dispersi e le ricerche sono in corso”.

A seguire da vicino la vicenda è il Consolato Generale a Calcutta, in coordinamento con quello onorario di Kathmandu e la Farnesina, “in costante contatto con le autorità locali e con i familiari”.

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