Il calo delle matricole all’Università di Bologna è dovuto paradossalmente proprio alla sua efficienza. "La crisi economica ci penalizza perché siamo più attrattivi", è l’analisi del rettore Pier Ugo Calzolari che, dopo la pubblicazione di alcuni dati negativi su un quotidiano cittadino, ha convocato i giornalisti per fare il punto sullo stato di salute dell’ateneo bolognese: "Mandare a studiare i figli in un’altra città costa e molti preferiscono le università sotto casa", ha spiegato, ricordando che a Bologna i fuori sede sono il 48,7%, più del doppio della media nazionale (22%).
Calzolari, accompagnato dalla prorettrice Paola Monari, ha presentato i dati delle iscrizioni già confermate dal pagamento delle tasse, aggiornati a fine settembre (senza quindi i numeri di economia e ingegneria, facoltà per le quali i termini scadranno più avanti). Rispetto ai 10.590 iscritti del 2007, l’ateneo registra un calo del 2,9%, fermandosi a 10.275, comunque meglio del -6,8% dell’anno scorso. In ribasso i numeri della sede di Bologna (6.789 iscritti contro 7.073, -4,1%) e di Rimini (1.108 contro 1.230, -11,2%), stabili quelli di Cesena (666 contro 676, -1,5%) e Forlì (1.118 contro 1.106, +1,1%), mentre in grande crescita è Ravenna (610 contro 505, +20,8%).
A confermare il ruolo chiave del carovita, il 4,5% di iscrizioni ancora non confermate dal pagamento delle tasse, "un dato in aumento rispetto agli anni scorsi", secondo la Monari. Se quelle richieste andassero tutte a buon fine, l’Ateneo finirebbe addirittura per superare il numero di iscritti del 2007. Una prospettiva che, paradossalmente, Calzolari non ha auspicato: "Un calo abbasserebbe il rapporto studenti/docenti, che è più alto della media nazionale, facendoci guadagnare posizioni nelle graduatorie di valutazione". Nascerebbero problemi, però, sul versante finanziario, anche se "é ancora troppo presto definire quante risorse verranno a mancare".
Tra le facoltà più in difficoltà, veterinaria e scienze motorie che, avendo rivisto il numero di posti disponibili, sono crollate del 34,6% e del 40% di iscrizioni. In crisi anche il Dams che contribuisce al calo del -9,4% di lettere e filosofia, "una tendenza però positiva", per la Monari, "dato che in alcuni dipartimenti è più problematico mantenere alta la qualità dei servizi". Il vero boom è per conservazione dei beni culturali a Ravenna, dove le matricole sono cresciute del 37,2%, salendo da 94 a 129.