***PUBLIREDAZIONALE***
Chi segue la televisione conoscerà sicuramente personaggi come Valeria Lukyanova o Rodrigo Alves, ovvero la Barbie ed il Ken umani. Questi personaggi hanno fatto molto parlare di sé come casi in cui per raggiungere un modello la chirurgia estetica ha davvero stravolto la vita delle persone. Questa avrebbe ufficialmente il compito di migliorare la vita di chi vi ricorre, per eliminare un difetto che crea imbarazzo o per combattere l’invecchiamento.
Presa con il giusto valore, la chirurgia non è di certo il male, anzi. Se però il ricorso al bisturi diventa invasivo tale da “cancellare” una persona per trasformarla in qualcun altro, allora le cose cambiano. Nel caso del Ken umano (che tra l’altro pare oggi voglia diventare donna) e della Barbie umana, che pare si sia oggi stufata di esserlo, si parla di vera e propria dipendenza da bisturi.
La Barbie umana: il limite da non valicare
Della Barbie umana hanno parlato tantissime tv e riviste, come Kontrokultura.it, ad esempio. Si tratta di Valeria Lukyanova, una ragazza del tutto normale e per giunta di bell’aspetto che tuttavia non si è accontentata di essere tale, ma ha voluto trasformare se stessa in una versione reale ed umana della bambola più famosa al mondo: la Barbie. Gli specialisti di psicologia parlano di una dipendenza da chirurgia estetica.
I primi a contrastare situazioni come queste, dovrebbero essere proprio i chirurghi stessi che senza ma e senza se dovrebbero rifiutare l’intervento. Il paziente come la Barbie umana infatti si presenta in modo chiaro con un disturbo di tipo psicologico, dismorfofobico, ovvero esso ha una percezione alterata della propria corporeità. Un po’, per capirci, come la persona anoressica che si continua pur magrissima a vedersi grassa. Si assiste quindi, in questi soggetti, al disperato tentativo di controllare il proprio corpo, violentandolo in continuazione e senza pace per raggiungere una bellezza che non li soddisferà mai.
Il pericolo sono anche i media
Il pericolo nel caso di personaggi come il Ken umano e la Barbie umana o di altri personaggi simili è nell’attenzione costante che gli dedicano i media. Il messaggio che passa non solo ad essi, ma anche al pubblico, infatti, è un’alterazione della normalità e un qualcosa che rischia di diventare normale per persone particolarmente sensibili al discorso che guardano. Già la tv e lo spettacolo di canoni estetici ne detta tanti, e l’aumento dei problemi legati all’alimentazione lo dimostrano, ci manca solo che si insista proprio dando popolarità a chi ha varcato la linea di confine della decenza. Dare spazio a questa anormalità, spacciandola come normalità, è altamente pericoloso.
Come risposta a queste situazioni e per prevenire danni alle generazioni più giovani e fragili bisognerebbe che tutta la comunità si impegnasse a fornire modelli adeguati: non solo le società scientifiche, gli psicologi, ma anche chi ha responsabilità in campo mediatico e sociale. Importante in questo senso è l’intervento dei genitori che oggi come oggi si ritrovano ad avere un compito arduo. È per questo che è necessaria molta attenzione a cogliere i primi sintomi di disagio ancora quando sono solo accennati, senza sottovalutare nulla.