Effetto della siccità a Rimini

Estate caldissima: l’ombra del 2003 e una siccità grave

Federico Antonioli di Centro Meteo Emilia Romagna: ‘In deficit precipitativo da diversi mesi’

Ordinanze che vietano il consumo di acqua per innaffiare orti e giardini, temperature costantemente sopra la media, sindaci che richiamano i cittadini a comportamenti prudenti e virtuosi per risparmiare acqua. I cittadini, già sfiancati dagli anni della pandemia e dal caro vita, si ritrovano a vivere l'ennesima emergenza dei tempi moderni: la siccità, nella cornice di un'estate caratterizzata da un persistente dominio dell'anticiclone africano. Ne abbiamo parlato con Federico Antonioli di Centro Meteo Emilia Romagna. 

Situazione siccità, è così grave come si sente spesso parlare?
"Sì, la situazione è molto complessa e meritevole di attenzione. Siamo in costante deficit precipitativo ormai da diversi mesi, con apporti pluviometrici scarsi. Siamo ben oltre il 2017, l’ultimo anno caratterizzato da condizioni siccitose rilevanti, veniamo da un inverno con poche piogge e nevicate e tutto questo inevitabilmente ha un impatto ora, nella stagione estiva, che è partita all’insegna del gran caldo". 

Giugno come sta andando?
"Per ora è il terzo più caldo di sempre nel riminese dopo 2003 e 2017, ma vediamo a fine mese. Ci attendiamo valori ancora sopra media, specie lunedì e giovedì della prossima settimana, come peraltro lo sono stati negli ultimi dieci giorni. Rimini ha fatto registrare un nuovo record assoluto per la terza decade di giugno, pari a 35.7 gradi". 

Tornando alle piogge, si vede qualcosa all’orizzonte?
"Nulla di significativo, poi non si può andare chiaramente troppo in là. Però non è dall’estate che si possono pretendere le piogge diffuse e di intensità debole-moderata che tanto beneficio apportano a terreni e falde.  Qui in zona siamo relativamente fortunati grazie all’invaso di Ridracoli che è attorno all’80%. Ma ad esempio in Emilia dove molto dipende dal fiume Po, va ben peggio". 

Qual è la situazione li?
"Ah, la situazione è grave, il Po presenta una portata ridotta e il mare risale dalla foce per diversi chilometri, con l’acqua salata che intacca l’ambiente d’acqua dolce al suo passaggio. 
È il fenomeno del cuneo salino che danneggia l’agricoltura e può capitare che vada ad intaccare le falde". 

Sull’estate 2022 aleggia l’ombra di quella del 2003?
"Le previsioni a lungo termine lasciano il tempo che trovano, tuttavia l’anticiclone di matrice africana risulta ben consolidato e sta dando luogo a intense ondate di caldo non solo sulla nostra Penisola ma anche su buona parte dell’area Mediterranea. 
Anche 2017 e 2012 furono molto calde come stagioni estive, e se la circolazione dovesse rimanere questa ancora a lungo, andiamo verso 
quella strada". 

Cosa ci attende nella settimana in arrivo?
"Prevalenza di sole e caldo, con il promontorio africano ben consolidato, salvo un temporaneo indebolimento tra martedì e mercoledi che potrà favorire maggiore nuvolosità di passaggio ma senza precipitazioni significative. 
Magari qualche piovasco sarà possibile ma nulla di che, niente che possa favorire un rimedio alla siccità". 

Quando si indebolirà l’alta pressione dobbiamo aspettarci temporali molto intensi?
"Sicuramente la presenza prolungata di questo promontorio, carico di aria calda e di umidità, porta molta energia utile allo sviluppo di temporali anche intensi, con il loro carico di piogge concentrate, grandine e raffiche di vento. 
Sapere però ora quando e dove si verificheranno è impossibile, coi temporali si può prevedere a 24-36 ore e a volte neanche ci si riesce tanto bene se parliamo di elevato dettaglio. Questo perché sono fenomeni a volte imprevedibili, o con evoluzione tanto rapida da sfuggire agli strumenti che abbiamo a disposizione, per quanto avanzati e rappresentativi dello stato dell’arte della scienza meteorologica". 

Quanto incide il cambiamento climatico?
"Il cambiamento climatico incide in particolare su intensità e durata delle ondate di caldo , i cui effetti vengono amplificati nelle città dal fenomeno dell’isola di calore urbana. 
C’è sempre di mezzo la mano dell’uomo insomma, vuoi per le emissioni climalteranti vuoi per l’eccessiva cementificazione a cui siamo ormai purtroppo abituati. Così abituati che forse neanche ci rendiamo conto. 
Stiamo maltrattando la nostra terra, abbiamo edifici dove una volta c’erano alvei dei fiumi, case al posto di vegetazione e parchi, spariscono alberi e neanche si comprende il perché. 
Aumenta sempre l’esposizione al pericolo e di conseguenza, il rischio"

Si può fare qualcosa?
"L’informazione gioca un ruolo fondamentale, per rendere le persone più consapevoli. Senza consapevolezza siamo perduti, non possiamo pensare di cambiare il mondo se non si cambia mentalità e non avviene una svolta scientifico-culturale nella comunità. 
Sono però contento di vedere che molto si sta facendo in tal senso e tanto altro si continuerà a fare. 
Insomma, c’è speranza verso un miglioramento, non solo nel breve termine ma anche nel lungo periodo". 

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