“Il fine vita è un tema che ormai da tempo, come lista civica, ci vede impegnati direttamente nella promozione di iniziative volte ad assicurare il diritto a una vita dignitosa e all'autodeterminazione in ambito sanitario: questo percorso proseguirà lunedì sera (29 maggio) con la presentazione di un ordine del giorno in Consiglio comunale a sostegno della legge regionale in materia, insieme alle altre forze di maggioranza (Partito Democratico e Più Santarcangelo)”. Così Patrick Wild della lista civica PenSa – Una mano per Santarcangelo annuncia la presentazione dell'odg per sostenere la proposta di legge regionale avanzata dall’associazione “Luca Coscioni”, pensata per colmare il vuoto normativo determinato dall’assenza di una legge nazionale. Un sostegno che – salvo sorprese al voto – dovrebbe passare anche dal consiglio comunale di Santarcangelo.
“Due anni fa abbiamo partecipato attivamente alla raccolta firme per chiedere il referendum sull’eutanasia legale, poi non ammesso dalla Corte Costituzionale: per questo ci è sembrato ovvio sostenere anche questa iniziativa, alla quale abbiamo aderito formalmente come lista civica”, aggiunge Wild.
In Emilia-Romagna è già stato superato il minimo previsto di 5.000 firme, “ma è necessario continuare a diffondere l’iniziativa anche in relazione alla scarsa applicazione delle DAT (Disposizioni anticipate di trattamento) da parte dei Comuni”.
Wild evidenzia l'importanza della battaglia “per affermare il diritto all’autodeterminazione della persona che ha radici lontane: la sentenza della Consulta sul caso Cappato ha già riconosciusto questa possibilità in presenza di determinati requisiti, quindi ci sembra ipocrita che, nella pratica, una burocrazia inaccettabile renda di fatto impossibile la fruizione di questo diritto”.
“A fronte di sofferenze fisiche o psicologiche – aggiunge Wild – ritenute intollerabili da una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, la Consulta riconosce infatti il diritto a scegliere una morte rapida, indolore e dignitosa per via farmacologica”. Scelta che sarebbe comunque sottoposta, secondo quanto statuito dalla Cassazione, “a un procedimento di verifica affidato a strutture pubbliche del Servizio sanitario”. La pronuncia della Cassazione ha invitato “il Parlamento a legiferare in materia per garantire una procedura univoca e tempi certi su tutto il territorio nazionale: il vuoto normativo che perdura a tutt’oggi determina un'assenza di regole certe, e di conseguenza gravi discriminazioni nei confronti dei malati”.