Almasri arrestato in Libia per torture ai detenuti
L’avvocata di una vittima: “Una figuraccia per l’Italia”
La Procura generale libica ha ordinato la detenzione di Osama Almasri Anjim e il suo rinvio a giudizio con l’accusa di tortura di detenuti e della morte di uno di loro sotto tortura. Lo ha reso noto la tv libica Libya24 su X, citando un comunicato ufficiale dei magistrati.
Secondo quanto riferito, l’ordine di carcerazione preventiva dell’ex dirigente della polizia giudiziaria di Tripoli segue una serie di interrogatori e la raccolta di prove riguardanti gravi violazioni dei diritti umani nella principale struttura di riforma e riabilitazione della capitale libica.
L’arresto di Almasri arriva dopo mesi di polemiche: l’uomo era stato fermato in Italia a gennaio, su mandato della Corte penale internazionale, per gli stessi reati di tortura e violenze ai danni di migranti detenuti nei centri libici. Tuttavia, era stato successivamente rilasciato e riportato in Libia su un volo di Stato, in seguito a una decisione del governo italiano.
“Sono felice per l’arresto, ma per l’Italia è una figuraccia”, ha commentato Angela Bitonti, avvocata di una donna ivoriana – residente da anni in Italia – che figura tra le vittime delle torture inflitte da Almasri.
Il caso riaccende le polemiche sulle relazioni tra Italia e Libia in materia di cooperazione giudiziaria e gestione dei migranti, e solleva interrogativi sulla responsabilità politica e diplomatica per la liberazione del funzionario oggi detenuto a Tripoli.
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