Basso stipendio e alte responsabilità, bagnini in via di estinzione: 'Un lavoro che non interessa più'
Marinai di Salvataggio Rimini: "Facciamo tre lavori insieme. Va tutelata la dignità del nostro lavoro

Con l’avvicinarsi della nuova stagione estiva, si accendono le luci sui problemi che affliggono le spiagge, in particolare riguardo alla carenza di marinai di salvataggio sollevate negli ultimi giorni dalle dichiarazioni rilasciate dal presidente di Confapi Turismo Roberto Dal Cin, sulla stampa nazionale.
Secondo Dal Cin, i posti rimasti vacanti per gli operatori in Italia ammonterebbero a ben 4.000, un dato allarmante che mette in evidenza una crisi occupazionale in un settore cruciale per la sicurezza dei bagnanti. Un lavoro, secondo Dal Cin, che “i giovani non vogliono più fare”, complice anche uno stipendio medio per 8 ore giornaliere pari a 1.400/1.500 euro, inadeguato al costo della vita presso le località balneari e spesso escluso dalle spese di vitto e alloggio.
Inoltre, l’entrata in vigore di una nuova normativa ha imposto la presenza di un operatore di salvataggio ogni 180 metri di litorale, un numero significativamente più elevato rispetto al passato, quando bastava una canotta rossa ogni 600 metri. Non solo una carenza di personale, ma anche una distribuzione più intensa dei compiti, con una maggiore richiesta di risorse umane.
Sulla vicenda, contattato dalla nostra redazione, Stefano Simoni, referente dell’Associazione Bagnini della provincia di Rimini, ha confermato la carenza di lavoratori, senza però attribuirne la colpa alla negligenza degli stessi, ma alla mancata tutela di questa professione da parte delle istituzioni e delle aziende.
“Dal 2011 – spiega Simoni – la nostra associazione si impegna nel migliorare sia la qualità del servizio di salvataggio lungo la Riviera, sia nella tutela della dignità di coloro che svolgono questa professione. La nostra responsabilità, che consiste nel salvare vite, è eccessivamente elevata rispetto allo stipendio medio. Affrontiamo simultaneamente tre tipi di lavoro: monitoraggio, intervento e recupero delle persone in pericolo, e spesso siamo anche coinvolti nella rianimazione prima dell’arrivo dei soccorsi. Il problema non riguarda la mancanza di volontà da parte dei giovani di lavorare, ma piuttosto riguarda chi propone loro determinati tipi di contratti. Nessuno è più disposto ad accettare tali responsabilità per cifre così esigue. Il lavoro di marinaio di salvataggio non è improvvisato, richiede aggiornamenti continui e un costante allenamento fisico”.
nic.gue.