Biagini: "Salvamento spiagge sia servizio pubblico, ma balneari paghino giusti canoni"
Biagini attacca sulle concessioni, sottolineando l'obbligo delle autorità di garantire accesso pubblico

Roberto Biagini, presidente dell’associazione Mare Libero, torna alla carica sul tema delle concessioni per le spiagge. “Basta al penoso teatrino tra una lobby non legittimata a contrattare alcunché in quanto rappresenta imprenditori che non hanno più titolo per esercitare attività imprenditoriale sull’arenile e una autorità statale che in adempimento di precisi obblighi giuridici dovrebbe essere la prima a ricordare a Vanni & C. che le proroghe sono illegittime e le concessioni demaniali marittime sono abbondantemente scadute“, attacca Biagini, chiamando in causa Mauro Vanni di Confartigianato Imprese Demaniali.
Oggi la settima sezione del Consiglio di Stato ha pubblicato la sentenza 2907 che ricorda gli obblighi di tutti gli organi giudiziari e amministrativi dello Stato in tema di disapplicazione del diritto nazionale contrastante con quello europeo, in particolare delle proroghe illegittime, e che puntualizza altri principi in tema di bandi, indennizzi, e criteri soggettivi per partecipare alle evidenze pubbliche.
Il servizio di salvamento, invece, “deve rimanere in mano pubblica e pagato dagli enti concedenti ai quali devono essere corrisposti tutti i canoni rapportati dallo Stato ai prezzi correnti di mercato”.
“È una vergogna – incalza Biagini – che un Risto Bar sul demanio marittimo paghi (perché è lo Stato che lo richiede) un canone annuo di 3.225,50 euro + 161,20 euro di addizionale regionale (quota 2024) che poi è la stessa cifra che paga un privato che sfora di 3 gradini sulla spiaggia con la sua casa sul mare”.
Il Comune di Rimini e la Capitaneria di Porto, ricorda Biagini,“hanno invece l’obbligo di garantire a tutti il libero e gratuito utilizzo delle spiagge in quanto, non solo le concessioni sono scadute, ma soprattutto perché il demanio marittimo è un bene collettivo di tutti senza padroni, padroncini e “caporali”, che si arrogano diritti che non hanno. Gli abusivi non sono certo quelli che la prossima primavera-estate andranno a stendere asciugamani e fare bagni in totale libertà e dove pare a loro”.
“In Italia le spiagge sono diventate da anni il simbolo della illegalità diffusa dove le autorità statali e comunali fanno a gara nel voltarsi dall’ altra parte ed intervenire solo quando costrette da esposti o da fatti eclatanti che spesso hanno anche vedere con l’ incolumità delle persone e delle cose e nulla con il libero diritto di godersi il mare: Ostia docet“, chiosa Biagini.