Caso Saman: "Il colpevole è il fidanzato", dichiarazioni del padre in Pakistan sollevano polemiche
Shabbar si appellò al suo Governo: 'Contro di me creato un caso'


In un nuovo sviluppo nel caso dell’omicidio della giovane Saman avvenuto a Novellara nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, il padre della vittima, Shabbar Abbas, ha fatto delle dichiarazioni che hanno suscitato notevole scalpore. Secondo quanto riferito, Shabbar avrebbe puntato il dito contro il fidanzato della figlia, Saqib Ayoub, e la sua famiglia, sostenendo che essi siano i veri responsabili della sparizione e dell’omicidio di Saman.
Tali affermazioni sono state fatte in Pakistan nei mesi scorsi e sono state riportate in un rapporto degli inquirenti pachistani, relativo al fascicolo sull’estradizione richiesta dall’Italia per Shabbar Abbas. Attualmente, Shabbar è a processo davanti alla Corte di assise di Reggio Emilia insieme alla moglie e ad altri tre familiari, lo zio e due cugini della ragazza, in relazione all’omicidio di Saman.
Secondo le informazioni trapelate, Shabbar avrebbe sostenuto che contro di lui non esistono prove concrete, ma solo ipotesi basate su congetture. Egli avrebbe inoltre accusato il fidanzato di sua figlia e la sua famiglia di aver orchestrato un complotto ai danni di Saman, sfruttando i media e ricevendo il supporto del Governo italiano, con l’intento di danneggiare l’Islam.
Le dichiarazioni di Shabbar hanno suscitato forte dibattito e polemiche, alimentando ulteriormente l’attenzione mediatica sul caso. L’arresto di Shabbar nel novembre 2022 ha sollevato una serie di interrogativi riguardo alla verità dietro la tragica morte di Saman e alla possibile implicazione di altre persone.
Nel frattempo, la Corte distrettuale di Islamabad ha dato il via libera iniziale per l’estradizione di Shabbar Abbas, ma l’ultima parola spetta al governo pachistano, che potrebbe prendere una decisione definitiva in merito.
In risposta alle accuse rivolte contro di lui e alla sua famiglia, Shabbar ha fatto appello al governo del Pakistan affinché faccia luce sul caso e agisca contro i presunti veri colpevoli, sostenendo l’innocenza sia sua che della sua famiglia, negando qualsiasi coinvolgimento nel crimine sia in Pakistan che all’estero.
Il processo dinanzi alla Corte di assise di Reggio Emilia continuerà a far luce sui fatti avvenuti la notte della tragedia e sulla responsabilità degli imputati, mentre l’Italia e il Pakistan continuano a collaborare nel tentativo di ottenere giustizia per Saman.