Da Santa Giustina a Capo Nord in bici, l'impresa eroica del 68enne Stefano Pagliarani
L'impresa di Pagliarani, fratello del celebre Gabriele, Bagnino d'Italia: 4735 km in 44 giorni per arrivare a Capo Nord, sfidando le intemperie

di Riccardo Giannini
A 68 anni ha coperto 4375 km in bicicletta, partendo dalla sua Santa Giustina per arrivare a Capo Nord. Stefano Pagliarani si è preso la "copertina", generalmente occupata dal fratello Gabriele, il Bagnino d'Italia, con una vera e propria impresa, iniziata il 4 maggio con la partenza dalla Romagna e ultimata il 16 giugno. Oggi (mercoledì 25 giugno) l'eroico cicloturista è tornato nella sua Romagna, accolto dall'abbraccio del fratello, di amici e compaesani, un abbraccio davvero meritato.

Pagliarani era già stato protagonista di tre viaggi "da record" in bicicletta, raggiungendo tre dei quattro punti cardinali del continente europeo: il sud (Portopalo di Capo Passero in Sicilia), l'ovest (Istanbul) e l'est (Peniche in Portogallo). Mancava il nord e questa volta si trattava davvero di un'impresa da titani: raggiungere Capo Nord. "Bisogna che ci vada, mi son detto, anche se mi avevano avvisato che era molto difficile. Niente. Non me ne frega: ci voglio andare", racconta Pagliarani, che ha messo a dura prova il suo corpo. In più di un'occasione, infatti, ha rischiato l'assideramento.
"Sono partito domenica 4 maggio, senza sapere bene a cosa andassi incontro. Nelle mie borse avevo abbigliamento pesante. Ma poi ho capito che era leggerissimo: era come andare al Polo Nord in calzoncini corti e t-shirt",evidenzia.
Le prime difficoltà per il cicloturista romagnolo sono arrivate sulla strada di Lubiana: "Ho preso tanta di quell'acqua, tanto freddo. Mi sono fermato in un albergo, una ventina di km prima di Lubiana, altrimenti sarei morto di freddo. Poi in Ungheria ho trovato tempo buono, così in Slovacchia. Bellissima, con questi campi di colza, dorata, e il grano: fanno un effetto stupendo con il sole". Arrivato però alla frontiera della Polonia, Giove Pluvio ha deciso di non essere clemente con il coraggioso cicloturista. "C'era una stazione meteo e segnava 5 gradi. Pioveva a dirotto, sulla strada i tir che mi passavano avanti sollevavano tantissima acqua. Un gran freddo. Avevo l'impermeabile, ma sotto la divisa a maniche corte. Senza guanti. Alla fine mi sono infilato in uno studio di ingegneri. Mi sistemano sotto il condizionatore ad aria calda, mi danno del tè. Poi mi portano in un bar per mangiare".Durante il suo viaggio, Pagliarani è stato testimone in prima persona di fulgidi esempi di solidarietà. E poi c'è stato l'aiuto prezioso di un amico: "Matej, il mio amico polacco, mi seguiva ogni giorno. Programmava tappe, alberghi e bed&breakfast. Non sarei mai arrivato a Capo Nord senza il suo aiuto".
Dopo la "disavventura" polacca, Pagliarani è ripartito, destinazione nord. "Infiniti boschi di abete e betulle, ogni tanto incontravo un villaggio. Persone? Non ne vedevo quasi nessuna. Solo alla sera, in qualche paese, c'era un po' di movimento". In Lituania un altro piccolo contrattempo, sotto forma di problemi gastro-intestinali. Poi l'arrivo in Lettonia, con una piacevole sorpresa: "Riga è davvero una città bellissima. Mi sento chiamare: era una coppia di San Marino, in sella a un motore. Andavano in Scandinavia. Mi avevano già visto per strada. Mi hanno rivisto e si sono fermati per scambiare due chiacchiere".

Da Riga a Tallin, Estonia. L'emozione di notare "la scomparsa della notte": "Era sempre giorno, mi alzavo di notte alle 2 e c'era ancora giorno". Dall'Estonia sul traghetto per raggiungere Helsinki. "Città bellissima". Ma a mettere a dura prova il cicloturista romagnolo, ecco nuovamente il maltempo: "Freddo e acqua, ancora. Andiamo avanti, ma pensavo di essere equipaggiato. In Polonia avevo comperato guanti imbottiti, calzamaglia, maglie termiche".

E invece c'è stata una dimenticanza fatale: "Non avevo pensato alle scarpe. Iniziavo a sentire i piedi ghiacciati". All'arrivo in Lapponia, alla città di Ivalo, Pagliarani trova rifugio in un negozio: "C'erano due ragazze, gentilissime. Mi son tolto lo scarpino e il calzino: l'alluce del piede sinistro era nero. Le ragazze volevano chiamare un dottore, mi hanno dato calzettoni di lana e stivali imbottiti. Fortunatamente ho sentito subito il calore che mi riscaldava bene. Non c'era più bisogno del dottore. Sono andato avanti e nei giorni seguenti non ho più sbagliato abbigliamento: quattro maglie di lana, impermeabile, guanti imbottiti. Finalmente stavo bene".
Dalla Finlandia alla Norvegia: "È cambiato il panorama, prima tutti laghi, boschi di abete e betulle. Vedevo case immerse nei boschi e mi chiedevo, come fanno ad abitare?". A colpire Pagliarani però, nei villaggi e piccoli paesi, è stata la pulizia: "Noi ce la sogniamo. Pulizia, ordine e grande senso civico. Quando sono tornato a Milano, mi sembrava di essere in un altro mondo tra sporcizia, degrado, confusione e anche persone trasandate, diciamo così. Invece qui in Nord Europa tanta pulizia e tanta gentilezza. Le auto e i tir non ti sorpassano se l'altra corsia non è totalmente libera, si fermano. Non ti sorpassano a mezzo metro come in Italia".
Il completamento dell'impresa per Pagliarani era vicino. Ma arrivava la parte più difficile:"Gli ultimi 100 km sono stati tremendi. Per arrivare a Honningsvag, a 37 km da Capo Nord, non c'è praticamente nulla, nessun punto di rifornimento. C'è un tunnel per arrivare a Honningsvag che passa sotto il mare. Bene, i primi 3 km in discesa andavo velocissimo, gli altri 3 km e 800 metri c'era una salita al 9%. L'ultimo km l'ho fatto a piedi. Domenica 15 giugno è stata una domenica infernale: pioveva ghiaccio, vento contrario e fortissimo".
È stato il momento più difficile, anche in quell'occasione Stefano ha messo a dura prova il suo corpo, rischiando di morire assiderato. "Poi mi sono passati avanti due camper, due famiglie di Verona: si sono fermate, mi hanno rifocillato. Così sono arrivato a destinazione, dopo 10 ore di pedalate. Ed è stata una giornata eroica: me lo hanno detto quelle due famiglie. Spero di rintracciarle, le faccio venire a testimoniare", sorride Pagliarani, che si paragona "a un alpino in Russia, durante la Seconda Guerra Mondiale".
Lunedì 16 giugno gli ultimi 27 km, sempre in condizioni proibitive:"Ci ho messo l'intera mattina". Il premio è stato raggiungere l'ambita meta: Capo Nord, il punto più settentrionale dell'Europa Continentale, e il suo iconico globo, scultura di ferro che rappresenta un mappamondo.

Compiuta l'impresa, Stefano è così tornato a casa. Prima il ritorno a Tromso, in Norvegia: "Con l'autobus, lì non hanno il treno. E ti caricano la bicicletta solo se hanno spazio nel bagagliaio. E io ho perso un giorno di viaggio perché la bici non me la caricavano e mi hanno lasciato lì, un altro giorno". Da Tromso il ritorno in aereo a Milano, prima dell'ultima pedalata, quella che lo ha riportato nella sua Santa Giustina.

Con il meritato riposo, dopo la sfiancante pedalata, è tempo di bilanci per il coraggioso cicloturista. Alla domanda sulla prossima avventura, la risposta è disarmante nella sua sincerità: “Ho 68 anni, attaccherò la bici al chiodo. Ci sono stati momenti in cui non ero sicuro di riuscire a tornare a casa”.
Ma la fatica e il rischio sono stati ampiamente ripagati dalle emozioni vissute lungo il cammino: “Come quando ho visto il sole a mezzanotte, un’esperienza che non si dimentica”.E poi i luoghi da cartolina, vissuti in prima persona, con lentezza e meraviglia: “Il mio consiglio? Visitateli. Scoprirete usi, costumi, persone. È un’esperienza che arricchisce davvero”.
In sella a una bicicletta o con altri mezzi, poco importa. Ma partite attrezzati e pronti a lasciarvi stupire.