Decreto armi, manovra e referendum: il governo chiude il 2025 tra fiducia e tensioni politiche
Ultimo Consiglio dei ministri dell’anno per l’esecutivo Meloni: via libera al sostegno all’Ucraina, ok alla Legge di Bilancio e possibile data per il referendum sulla giustizia
Giornata decisiva per il governo Meloni, che oggi mette il punto finale all’agenda politica del 2025 con una serie di passaggi chiave in Parlamento e a Palazzo Chigi. Al centro, il decreto sulle armi e sugli aiuti civili all’Ucraina, l’approvazione definitiva della manovra economica e l’indicazione della data del referendum sulla giustizia, che potrebbe tenersi l’1 e 2 marzo.
Nel pomeriggio è in programma l’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno, chiamato a licenziare formalmente il provvedimento sul sostegno a Kiev e a definire il percorso della consultazione referendaria. Parallelamente, alla Camera, prende il via alle 17 il voto di fiducia sulla Legge di Bilancio, chiesto dall’esecutivo per accelerare i tempi. L’esame degli ordini del giorno proseguirà in notturna, mentre il voto finale è atteso per la giornata di domani.
Sul piano politico il clima resta teso. Le opposizioni denunciano una compressione del dibattito parlamentare e parlano di “Parlamento umiliato” dalla scelta del governo di ricorrere ancora una volta alla fiducia. Anche all’interno del centrosinistra non mancano le divisioni: Azione critica l’uso della manovra come strumento di propaganda, mettendo in guardia dal trasformare il confronto parlamentare in uno scontro ideologico.
A tenere banco è anche la polemica sollevata dall’Anpi contro il presidente del Senato Ignazio La Russa, dopo il suo richiamo alla nascita del Movimento sociale italiano. La replica del diretto interessato non si è fatta attendere: “La fiamma è nel simbolo di Fratelli d’Italia, il partito più votato dagli italiani”.
Con la chiusura di questo intenso passaggio parlamentare, il governo Meloni archivia un anno segnato da tensioni politiche e scelte divisive, preparandosi ad affrontare il 2026 con il nodo del referendum e le sfide internazionali ancora aperte.
7.4°