Il livello delle discoteche in Riviera è “altissimo” e “quando aprono sono sold out”. “Crisi e crollo” non sono termini applicabili all’intrattenimento sulla Riviera Romagnola. Così in una nota Gianni Indino presidente SILB-Fipe Confcommercio dell’Emilia Romagna. Il settore è vivo e vitale ma gravato da imposte e obblighi e sferzato dalla concorrenza non sempre nelle regole, afferma Indino. “Mi vorrei dunque rivolgere a quegli ex imprenditori che oggi pontificano e dissertano spiegandoci i motivi per i quali secondo loro i locali da ballo non funzionano più” dice il presidente “dimenticandosi di dire che i primi a vedere scricchiolare il business sono stati proprio loro, con gestioni a dir poco sopra le righe che non hanno retto l’urto. Non sentiamo il bisogno delle loro analisi, come possiamo fare a meno di quelle di ex dj che hanno lavorato per tanti anni nei nostri locali, con cachet garantiti e onorati anche nei momenti più complessi e che ora” continua Indino “sono andati ad ingrossare le fila di chi lavora in feste private e chiringuito, dove si balla abusivamente, offrendo musica che nulla ha di alternativo, attuale o all’avanguardia (ma comprare la musica costa e l’offerta al ribasso diventa modesta).”
Indino punta il dito anche su alcuni direttori di radio nazionali “che per anni hanno inserito nelle programmazioni artistiche delle discoteche i dj delle loro emittenti e oggi che non hanno più dj in grado di tenere il palco di una discoteca di qualità, dicono che i locali sono finiti e non hanno più
appeal sui giovani. Agli organizzatori di festival, concerti ed eventi dico invece che i locali da ballo non hanno mai subito la loro concorrenza perché se gli eventi sono organizzati bene e inseriti nel contesto dell’offerta turistica della nostra regione, portano turisti sul territorio e sono capaci di fare
destinazione a vantaggio anche delle altre componenti dell’intrattenimento. “
Indino “In Riviera una concentrazione di locali che non ha pari al mondo”
In 20 km ci sono più di 30 discoteche, ribadisce Indino. Non si può quindi affermare che la riviera sia “un luogo dove le discoteche stanno scomparendo” ma che anzi ha “una concentrazione di locali che non ha pari al mondo. E l’anno prossimo se ne aggiungeranno altre 3: lo Space, direttamente da Ibiza, il Pascià e l’Ecu con nuove gestioni e forti investimenti. Segno che gli imprenditori ci sono, che le idee e le innovazioni non mancano. Come si fa dunque a relegare questi locali di alto livello a ruolo di comprimari di un’offerta di intrattenimento che vira sempre più verso l’assenza di regole, dove impazza il tutto gratuito e scarseggia la qualità?”
Le difficoltà degli imprenditori della notte: le situazioni abusive
Indino non dimentica le difficoltà degli imprenditori della notte date principalmente dalle situazioni abusive “che da anni denunciamo ma su cui nessuno interviene. Questo è il vero dramma che subiscono le discoteche regolari, al quale si affiancano i costi esorbitanti che vengono chiesti. Ci piacerebbe che finalmente anche il nostro settore venisse equiparato a tutte le altre anime dello spettacolo che versano l’Iva al 10% e non come noi al 22%, vorremmo poter cancellare una volta per tutte l’anacronistica imposta sugli intrattenimenti per cui su ogni biglietto d’ingresso si paga subito allo Stato il 16%, sarebbe una boccata d’ossigeno contenere i costi dei diritti d’autore, paradossalmente aumentati dopo la caduta del monopolio e l’avvento di altre collecting-society. Insomma, vorremmo poter fare impresa senza lasciare subito il 50% dell’incasso alle imposte senza nemmeno vederlo entrare, a cui si aggiungono poi le tasse sui redditi e quel che rimane va utilizzato per tutto il resto: affitti, utenze, dipendenti e collaboratori, materie prime. Vorremmo poter fare impresa senza l’abusivismo dilagante che ci fa concorrenza sleale, vorremmo poter fare impresa come abbiamo sempre fatto e sappiamo ancora fare, senza farcela insegnare da chi si improvvisa analista. Per ora resta una vana speranza, ma non ci arrendiamo” conclude Indino.