Famiglia nel bosco, scoppia lo scontro istituzionale: governo e magistratura ai ferri corti
Il caso dei tre minori allontanati dalla coppia anglo-australiana in Abruzzo accende il dibattito politico
La vicenda della famiglia anglo-australiana che vive da tempo in un bosco dell’Abruzzo continua a far discutere e alimenta un duro confronto tra governo e magistratura. Il Tribunale dei minori dell’Aquila ha disposto l’allontanamento dei tre figli minorenni dalla coppia, una decisione che ha suscitato reazioni immediate e contrastanti sul piano politico e istituzionale.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha definito il provvedimento “grave”, sottolineando la delicatezza dei casi che riguardano l’allontanamento dei minori dal nucleo familiare. Parole dure sono arrivate anche dal vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini, che ha parlato di “sequestro indegno di tre bambini”, invitando magistrati e assistenti sociali a “non rompere le scatole”.
Di segno opposto la posizione dell’Associazione nazionale magistrati (ANM), che ha messo in guardia contro ogni forma di strumentalizzazione del caso. L’ANM ha ricordato che la decisione del tribunale si basa su valutazioni tecniche riguardanti la sicurezza dei minori, le loro condizioni sanitarie e il rispetto dell’obbligo scolastico, elementi che la magistratura minorile è tenuta a considerare con priorità assoluta.
Il caso, già molto seguito dall’opinione pubblica, solleva interrogativi sensibili sul ruolo delle istituzioni nella tutela dei bambini, sul bilanciamento tra libertà di scelta educativa e condizioni di vita adeguate e, più in generale, sui limiti dell’intervento dello Stato nelle dinamiche familiari. Una vicenda che, al di là dello scontro politico, richiama la necessità di un confronto sereno e approfondito sui diritti dei minori e sulle responsabilità degli adulti e delle istituzioni.
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