Fiumi di cocaina dalla Germania, anche Rimini tra le piazze dello spaccio: 22 indagati nella maxi operazione

Cocaina importata dalla Germania, con spaccio in quattro Regioni: anche Rimini tra le piazze dell’attività dei pusher

Cocaina Spaccio di droga

Anche Rimini era tra le piazze nelle quali un’organizzazione multi strutturata gestiva un ingente attività di spaccio di cocaina e marijuana, secondo quanto ricostruito dalla Squadra Mobile di Bologna in un’operazione antidroga coordinata dalla Dda e dalla Procura.

L’operazione è sfociata in 11 misure cautelari firmate dal Gip di Bologna Bruno Pecorella e in 2 provvedimenti di fermo, che hanno raggiunto 11 albanesi, un marocchino e un algerino. In totale gli indagati sono 22, accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti e detenzione di stupefacenti.

Gli investigatori hanno ricostruito che, nell’arco temporale di soli 30 giorni (fra la fine del 2020 e l’inizio del 2021), l’organizzazione aveva fatto arrivare alla base di Savignano sul Panaro, nel modenese, circa 14 kg di cocaina, suddivisi in quattro forniture a cadenza di 7-10 giorni ciascuna, droga immediatamente distribuita agli acquirenti. A questi acquisti era corrisposta la movimentazione di somme di denaro superiori ai 350.000 euro. 

Cocaina spacciata anche a Rimini, la base logistica nel modenese

Un’importante base logistica era appunto Savignano sul Panaro: qui una coppia di coniugi albanesi custodiva ingenti quantitativi di droga che veniva poi spacciata soprattutto sulle piazze di Modena e Bologna, ma anche a Reggio Emilia, Rimini, Cremona, Venezia e La Spezia. Per rifornirsi, i trafficanti non importavano la droga direttamente dall’estero, ma si avvalevano di un altro gruppo di albanesi, con al vertice due fratelli, gravitanti nella zona di Massa e che facevano arrivare lo stupefacente dalla Germania.

I rapporti fra i due gruppi erano gestiti da un soggetto che aveva il ruolo di ‘broker’, e che è uno degli indagati arrestati in Albania. Un’altra ‘cellula’ era operativa fra la Lombardia e il Piemonte, in particolare a Milano e in provincia di Cuneo. Una figura di spicco dell’organizzazione, sempre albanese, era conosciuto come ‘il Milanese’: dal capoluogo lombardo l’uomo teneva i contatti con la Germania ed era anche in possesso di un finto pass giornalistico, rilasciato da una società belga. Questo pass gli aveva permesso, anche durante la pandemia, di viaggiare fino in Ecuador simulando un’inchiesta giornalistica ma in realtà per cercare accordi per l’importazione dello stupefacente.

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