Flotilla: rientrata a Rimini la giornalista Michela Monte. Carcere e silenzio forzato con la famiglia
"Mi hanno tolto tutto e tenuta in carcere"


Dopo tre giorni di silenzio forzato, un sospiro di sollievo per i famigliari di Michela Monte, giornalista riminese partita con la Global Sumud Flotilla. "Torniamo a casa", queste le parole pronunciate per telefono ai famigliari, rimasti senza informazioni per giorni. E finalmente il ritorno a casa, ieri sera, insieme ad altri 25 attivisti della missione. Come riporta Il Resto del Carlino, dopo aver firmato il foglio di rilascio volontario evitando di finire a processo, hanno preso un primo volo, da Tel Aviv a Istambul, poi un altro per rientrare in Italia dopo un breve scalo nella capitale turca.
Michela Monte, 49 anni, è una giornalista free lance che da una decina di anni si divide tra Italia e New York dopo aver lavorato in Francia. Si era imbarcata sulla Estrella y Manuel, una delle barche della Global Sumud Flotilla partite da Barcellona. A differenza del senatore Croatti e altre personalità italiane, Monte ha deciso di non salpare dalla Sicilia, ma di annettersi alla spedizione con partenza a Barcellona, di cui faceva parte anche Greta Thunberg. Questo le ha portato degli svantaggi poiché gli italiani partiti dalla Sicilia si erano organizzati già per l'assistenza legale. Monte invece non ha potuto contare subito su questo supporto quando è stata arrestata dall'esercito israeliano.
Questi giorni sono stati "duri e pieni di angoscia per noi – confessa la sorella Lucia – Da mercoledì sera avevamo perso completamente i contatti con lei. Solo venerdì, finalmente, abbiamo avuto la conferma da una collega di Michela, Rita Del Prete, che anche Michela risultava tra gli attivisti fermati dai soldati israeliani e condotti poi nel porto di Ashdod per essere identificati". "Speravamo – continua la sorella – che Michela non fosse stata portata in carcere. Invece...". E invece ieri pomeriggio, quando Michela è riuscita dall’aeroporto di Istanbul a telefonare alla sorella, le ha raccontato l’incubo vissuto in questi giorni.
"Michela ha spiegato che lei e gli altri attivisti sono stati portati in carcere, dopo l’identificazione. Siamo rimasti al telefono pochi minuti: era sollevata perché stava per rientrare finalmente a casa ma ancora scossa per quello che ha passato in questi giorni. A lei e agli altri attivisti i soldati israeliani hanno tolto tutto: documenti, soldi. Tutto... È stata la compagnia Turkish airlines a offrirsi di pagare il volo da Tel Aviv a Istanbul". Dalla capitale turca, Monte e gli altri hanno preso un altro volo. Michela è rientrata ieri sera tardi, con un volo su Roma. "Al telefono sembrava molto provata – continua la sorella – Ma mi ha detto che, per fortuna, stava bene. Per noi sentirla è stata una liberazione, non vediamo l’ora di riabbracciarla". L’ultimo contatto con lei, prima della telefonata di ieri, "era stato mercoledì sera, pochi minuti prima che la marina israeliana fermasse la loro barca. Michela ha gettato poi il telefono in mare, come era stato deciso con tutti gli altri attivisti, prima che le venisse sequestrato dai soldati israeliani. In questi giorni siamo stati sempre a contatto con l’unità di crisi della Farnesina, ma non abbiamo avuto notizie certe fino a venerdì. Solo ieri mattina abbiamo avuto la notizia dalla Farnesina che Michela sarebbe rientrata a casa".