Governo nomina vertici Agenzie e approva la riforma edilizia, ma la sanatoria scatena la polemica

Confermati ai vertici: Vincenzo Carbone, Roberto Alesse e Giovanni Spalletta. Edilizia: ok a silenzio-assenso e poteri sostitutivi. Ma la sanatoria fa discutere

A cura di Glauco Valentini Redazione
05 dicembre 2025 08:05
Governo nomina vertici Agenzie e approva la riforma edilizia, ma la sanatoria scatena la polemica -
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Ieri, con una delibera del Consiglio dei ministri (CdM), il governo ha riconfermato Vincenzo Carbone come direttore della Agenzia delle Entrate e Roberto Alesse come direttore della Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, assegnando inoltre a Giovanni Spalletta l’incarico di direttore generale delle Finanze.

Nella stessa riunione, il CdM ha approvato il disegno di legge delega per un nuovo Codice dell’edilizia e delle costruzioni, ovvero una riforma organica del settore, che punta a semplificare le procedure, ridurre la burocrazia e armonizzare le normative su scala nazionale.

Tra le novità più rilevanti emergono il rafforzamento del meccanismo del silenzio-assenso (o silenzio-devolutivo) — cioè l’automatismo che consente di procedere se l’amministrazione non risponde entro un dato termine — e l’introduzione di poteri sostitutivi: in presenza di ritardi o conflitti fra enti, lo Stato potrà intervenire direttamente per sbloccare le pratiche.

Inoltre, la riforma prevede una sanatoria agevolata per abusi “storici”, cioè quelli realizzati prima della legge ponte del 1967. Le operazioni di regolarizzazione dovrebbero seguire procedure semplificate, e le sanzioni – quando previste – sarebbero proporzionali alla gravità dell’intervento.

Tuttavia la scelta non è priva di contestazioni. Le opposizioni — in testa il leader dell’Alternativa Verde e Sinistra (AVS), Angelo Bonelli — definiscono la sanatoria una “rinascita del condono”, parlando di un “colpo al territorio”. In particolare, denunciano il pericolo che il meccanismo di silenzio-assenso e l’uso della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) consentano interventi urbanistici anche importanti, senza piano attuativo o lottizzazione e con scarsa trasparenza.

Nel frattempo, un nuovo cortocircuito emerge nella manovra di bilancio: scoppia il caso della cannabis light. Un emendamento presentato da Fratelli d’Italia avrebbe tentato di reintrodurre la legalizzazione della cannabis light — fissando un tetto di THC allo 0,5% e una maxi-tassa del 40% — per renderla vendibile mediante punti autorizzati. La proposta, però, è stata ritirata in brevissimo tempo e la questione resta al centro della polemica.

Perché questa scelta

Nomine: la riconferma di Carbone e Alesse appare come un segnale di continuità nei vertici fiscali e doganali, probabilmente per garantire stabilità in un momento di riforme e manovre delicate.

Riforma edilizia: il nuovo Codice e gli strumenti di semplificazione (silenzio-assenso, poteri sostitutivi) puntano a snellire un nodo storico dell’Italia: la eccessiva burocrazia nei permessi di costruire e la disomogeneità delle normative tra regioni.

Sanatoria: l’obiettivo dichiarato è dare certezza normativa agli abusi “storici”, favorendo la regolarizzazione dell’esistente. Ma le opposizioni temono che sia un pretesto per nuove speculazioni edilizie.


Le incognite e le critiche

Il meccanismo del silenzio-assenso può ridurre i tempi, ma rischia anche di comprimere i controlli — questo suscita timori in chi teme una liberalizzazione indiscriminata dell’edilizia.

La sanatoria degli abusi pre-1967, se non ben regolata, potrebbe incentivare una “corsa all’emersione” di immobili costruiti abusivamente, con possibili effetti negativi sul territorio e sull’urbanistica.

Il caso della cannabis light mostra la fragilità degli equilibri nella Manovra economica: la flessibilità iniziale del governo si scontra con i vincoli normativi e la pressione delle opposizioni e dell’opinione pubblica.

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