Il crescente disinteresse degli italiani per l’informazione
Non mancano però esempi virtuosi e nuovi strumenti digitali

L’interesse degli italiani per l’informazione ha registrato un costante declino nel corso dell’ultimo decennio, delineando un quadro inedito nel panorama europeo. Nonostante la frequenza con cui le notizie vengono consultate resti elevata, l’approccio frammentario, la sfiducia verso le fonti e la percezione negativa delle news stanno alimentando una disaffezione generale. Non mancano però esempi virtuosi e nuovi strumenti digitali che provano a restituire valore e fiducia all’informazione, favorendo anche la formazione e la lettura, soprattutto in contesti aziendali e professionali.
I numeri del disinteresse
Secondo i dati del Digital News Report Italia 2025, solo il 39% degli italiani si definisce “molto” o “estremamente” interessato alle notizie, un dato che posiziona l’Italia tra i Paesi europei meno appassionati all’informazione. In meno di un decennio, questo livello è calato di circa 35 punti percentuali. Paradossalmente, però, l’Italia è seconda solo alla Finlandia per frequenza di consultazione delle news: il 59% degli italiani dichiara infatti di informarsi più volte al giorno.
È ciò che i ricercatori definiscono paradosso italiano: un consumo intenso, ma guidato più dall’abitudine o dalla pressione dell’attualità che da una reale fiducia o interesse. La televisione rimane ancora la fonte più utilizzata (66%), seguita dai social media (17%) e dai siti dei quotidiani (8%). Le modalità di fruizione, tuttavia, sono sempre più frammentarie, influenzate da algoritmi e aggregatori, con un accesso diretto alle homepage delle testate limitato al 16% dei casi.
Sfida culturale o crisi di fiducia?
Il livello di fiducia degli italiani nelle notizie online resta basso, fermandosi al 36%. La percezione di disinformazione è alta: il 54% teme di imbattersi in fake news, mentre un terzo degli italiani evita volontariamente le news per ragioni emotive, di sfiducia o di inutilità percepita. La contrazione della disponibilità a pagare per l’informazione è un ulteriore segnale preoccupante: solo il 9% ha sottoscritto un abbonamento online nel 2025, il dato più basso registrato finora.
In questo scenario dominato da sfiducia, abitudine e disinteresse, molti italiani restano ancorati a forme tradizionali di consumo informativo, come la TV o i quotidiani online, manifestando scetticismo verso le novità tecnologiche e le notizie generate dall’intelligenza artificiale.
I canali che invertono la rotta
Nonostante il quadro generale sia poco incoraggiante, alcune esperienze e strumenti digitali mostrano potenzialità per rilanciare il valore dell’informazione. Le edicole digitali rappresentano un esempio significativo: delle edicole online shop che danno accesso a svariati contenuti come giornali e riviste attraverso un unico abbonamento e un solo strumento di lettura dei contenuti.
Ad aggiungersi ai canali di informazione in forte ascesa ci sono i podcast, ovvero una serie di episodi audio e video distribuiti tramite internet che riportano contenuti in modo simile alle radio. Questo fenomeno è in forte espansione tra i creatori di contenuti online e sembra essere particolarmente apprezzato dal pubblico per la grande varietà di tematiche trattate e per la qualità dell’informazione messa a disposizione con approfondimenti talvolta lunghi ore su uno specifico argomento.
Da non sottovalutare anche i chatbot AI, programmi informatici facenti uso di intelligenza artificiale progettati per simulare una conversazione umana. I chatbot possono essere integrati in vari canali di comunicazione per fornire assistenza o svolgere ruoli formativi di qualsiasi tipo direttamente con chi è alla ricerca di informazioni. Si tratta di strumenti che stanno conquistando nicchie di utenti sempre maggiori per via della facilità di fruizione delle informazioni. Il loro punto di forza è garantire formati agili e personalizzati. In modo molto simile, le testate locali, che godono di maggiore fiducia, possono diventare leve strategiche per riconquistare pubblico e credibilità.
Queste soluzioni, che vanno incontro al desiderio di bundle a prezzo contenuto, possono contribuire a restituire dignità alla lettura, facilitare un consumo più consapevole e ridurre la dispersione tipica del consumo “social”. Alcune edicole digitali sono già utilizzate in contesti aziendali, dove vengono offerte come benefit ai dipendenti per favorire l’aggiornamento professionale e la formazione continua. In questi ambienti, l’informazione torna ad avere un ruolo costruttivo e positivo, aiutando le persone a tenersi aggiornate e a sviluppare competenze professionali.
Verso una nuova consapevolezza
Il rapporto tra gli italiani e l’informazione è in una fase di profonda trasformazione. Le cause del disinteresse diffuso vanno ricercate nella frammentazione, nell’eccesso di negatività e nella percezione di scarsa affidabilità delle news. Tuttavia, il consumo resta elevato e permangono bisogni di orientamento, aggiornamento e partecipazione al dibattito pubblico.
Per rispondere a questa sfida, l’ecosistema dell’informazione deve puntare su fiducia, qualità e innovazione, ripensando formati e modalità di accesso. Le edicole digitali, insieme a iniziative mirate in contesti formativi e aziendali, possono rappresentare un punto di ripartenza, dimostrando che l’informazione ha ancora un ruolo centrale da giocare nella vita degli italiani, se resa più accessibile, utile e credibile.