Il “fratello segreto” della piadina che ha conquistato Rimini e nasconde un’origine sorprendente

Il crescione romagnolo, detto anche cassone, è il “fratello segreto” della piadina: da cibo povero a simbolo della cucina di Rimini.

A cura di Redazione
16 ottobre 2025 18:00
Il “fratello segreto” della piadina che ha conquistato Rimini e nasconde un’origine sorprendente - Foto: Eiminun/Wikipedia
Foto: Eiminun/Wikipedia
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In Emilia Romagna il cibo non è mai solo nutrimento, ma identità e tradizione. Tra i tesori più amati c’è il crescione romagnolo, noto anche come cassone, considerato il “fratello segreto” della più famosa piadina. Meno celebre a livello internazionale ma altrettanto gustoso, il crescione ha una storia che si intreccia con le abitudini contadine, la vita di paese e l’ingegno culinario di chi, con pochi ingredienti, ha saputo creare un capolavoro.

La differenza che cambia tutto

Il crescione nasce dallo stesso impasto della piadina: farina, acqua, strutto o olio e un pizzico di sale. La differenza sostanziale è che l’impasto, invece di restare “aperto” come avviene nella piadina, viene ripiegato a mezzaluna e sigillato con cura lungo i bordi. Questa semplice variazione permette di racchiudere al suo interno un ripieno che può cambiare a seconda delle stagioni e delle zone della Romagna.

Tradizionalmente, il ripieno più antico era composto da erbe di campo, spesso chiamate “crescioni”, da cui deriverebbe il nome del piatto. In altre versioni si trovano pomodoro e mozzarella, zucca, patate, salsiccia o persino erbe selvatiche come lo stridolo. Questo ha reso il cassone non solo un piatto di tradizione, ma anche una tavolozza di sapori che racconta la ricchezza della campagna romagnola.

Da cibo povero a simbolo di Rimini

Il successo del crescione si spiega con la sua semplicità e praticità. Era il pasto perfetto per i contadini che lavoravano nei campi: facile da trasportare, nutriente e soprattutto economico. Bastava un po’ di impasto e qualche erba raccolta per dare vita a un piatto gustoso e saziante. Con il tempo, da piatto di sussistenza è diventato una vera icona della cucina di strada romagnola, al pari della piadina.

Passeggiando oggi per le vie di Rimini e dei borghi circostanti, non è raro trovare chioschi e forni che lo propongono ancora fumante, cucinato sulla tradizionale teglia di terracotta o sulla lastra di ferro detta “testo”. È il classico cibo che unisce turisti e locali: chi lo prova per la prima volta ne rimane conquistato, chi ci è cresciuto lo considera parte della propria memoria affettiva.

Curiosità: cassone o crescione?

Molti si chiedono quale sia il termine corretto. In realtà entrambi sono giusti, ma con sfumature geografiche: “crescione” è più diffuso nella zona di Rimini e della Romagna interna, mentre “cassone” si sente maggiormente lungo la costa. La radice del nome, però, resta sempre legata alle erbe di campo che riempivano le prime versioni di questo piatto. Una curiosità che conferma come il linguaggio, proprio come la cucina, si adatti al territorio senza mai perdere la propria identità.

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