Il Ponte Gobbo che sfidò il diavolo e l’Abbazia di San Colombano che cambiò l’Europa
Scopri Bobbio (PC): il Ponte Gobbo, legato a un’antica leggenda, e l’Abbazia di San Colombano, cuore spirituale del Medioevo europeo.

Un borgo tra leggende e fede, nel cuore della Val Trebbia
Il borgo di Bobbio, in provincia di Piacenza, è uno dei luoghi più affascinanti dell’Emilia-Romagna. Sorto lungo la Val Trebbia, vanta origini antichissime e un patrimonio storico e artistico di straordinaria importanza. Il suo simbolo indiscusso è il celebre Ponte Gobbo (o Ponte Vecchio), un’imponente struttura in pietra che collega le due sponde del fiume Trebbia e che si distingue per l’andamento irregolare degli archi, ben undici, ciascuno di diversa ampiezza e altezza. Secondo la tradizione popolare, questa forma insolita deriverebbe dall’intervento del diavolo, che avrebbe costruito il ponte in una sola notte dopo un patto con San Colombano: il santo, con un inganno, avrebbe salvato le anime dei bobbiesi, condannando il demonio a un’opera incompiuta e “storta”. Questa leggenda ha reso il Ponte Gobbo uno dei monumenti più suggestivi d’Italia e tra i più fotografati dai visitatori.
L’Abbazia di San Colombano e il centro spirituale medievale
Accanto al ponte, un altro simbolo di Bobbio è l’Abbazia di San Colombano, fondata nel 614 dal monaco irlandese che dà il nome al complesso. Questo monastero divenne rapidamente un polo spirituale e culturale di primaria importanza in Europa, custodendo una delle biblioteche più ricche del Medioevo. Qui furono conservati manoscritti preziosi e il complesso assunse il ruolo di centro di diffusione del cristianesimo e della cultura monastica. La basilica abbaziale, pur modificata nei secoli, conserva tracce romaniche e gotiche, e il chiostro testimonia ancora oggi la grandezza del cenobio che richiamava pellegrini, studiosi e potenti da tutto il continente.
Il prestigio dell’abbazia fu tale che Bobbio ricevette il titolo di città imperiale da Federico II di Svevia, e per secoli rimase un punto di riferimento per i rapporti tra Papato e Impero. Ancora oggi il complesso monastico, con i suoi mosaici pavimentali, rappresenta una delle massime testimonianze della spiritualità medievale in Emilia-Romagna.