Indagata per truffa: si mette in malattia per vendere cosmetici in spiaggia
Investigatori hanno dimostrato che la donna svolgeva un'attività lavorativa parallela durante gli orari in cui avrebbe dovuto essere a riposo
Una dipendente di una ditta riminese è finita sotto accusa per presunta truffa ai danni dell’azienda, dopo aver chiesto un periodo di malattia per stress lavorativo durante il lockdown del 2020. Secondo quanto emerso dalle indagini, la donna avrebbe trascorso il tempo sulla spiaggia e in ristoranti, dedicandosi alla vendita di prodotti di bellezza.
Le diagnosi di “stress lavorativo acuto” e “stato ansioso reattivo” fornite dalla dipendente per giustificare la sua assenza sono state contestate, poiché i medici non hanno riscontrato una patologia che giustificasse l’allontanamento dal lavoro. Inoltre, fotografie e prove raccolte dagli investigatori privati hanno dimostrato che la donna svolgeva un’attività lavorativa parallela durante gli orari in cui avrebbe dovuto essere a riposo.
Sebbene la Procura avesse inizialmente proposto l’archiviazione del caso, il Giudice per le Indagini Preliminari Vinicio Cantarini ha accolto l’opposizione presentata dagli avvocati dell’azienda Paolo Righi e Alessandro Pierotti, sostenendo che non vi era certezza medica sulla patologia dichiarata e che la vita privata della donna, documentata sui social, non era compatibile con i disturbi psichiatrici lamentati. Il processo ora sarà affidato al Tribunale per un pronunciamento definitivo.
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