Cartoline dalla Valmarecchia. Maciano: la Torre, Sigelfrido e i "gatti" del borgo

Maciano e le sue battaglie: ieri i Malatesta, oggi lo spopolamento

A cura di Redazione
24 dicembre 2023 06:30
Cartoline dalla Valmarecchia. Maciano: la Torre, Sigelfrido e i "gatti" del borgo - Alla scoperta di Maciano con Sigelfrido, "gatto" macianese doc
Alla scoperta di Maciano con Sigelfrido, "gatto" macianese doc
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Di Riccardo Valentini

Oggi, nel nostro viaggio alla scoperta dei borghi più belli della Valmarecchia, torniamo nel Comune di Pennabilli, per parlarvi della Torre di Maciano, del sig. Sigelfrido e dei Gatti di Maciano.

Come riporta il sito Explorevalmarecchia, la costruzione del Castello di Maciano risale al 1300, mentre 100 anni dopo Maciano conobbe il suo apice grazie al Vescovo Benedetto da Montefeltro: nel 1406 Maciano divenne infatti Comune.

Successivamente il Castello e la sua torre passarono ai signori Malatesta di Rimini, ma nel 1458, nell’assalto delle truppe di Federico da Montefeltro, fu messo a ferro e fuoco. I macianesi si batterono duramente per 8 giorni, ma l’assedio andò a buon fine e il castello fu raso al suolo.

Lasciamo la storia e torniamo all’attualità: per raggiungere la Torre di Maciano, direzione Pennabilli, è necessario girare al bivio per Soanne e Lago di Andreuccio (altro “gioiello” dell’Alta Valmarecchia). Dopo circa 600-700 metri si gira a destra, dove c’è una bella Chiesetta, e poi una stradina asfaltata, stretta, conosciuta dagli amanti delle corse podistiche: in quel tratto passa la famosa gara “7 Borgate Macianesi”, una delle più dure del calendario podistico romagnolo, organizzata dalla squadra locale Maciano Team Runners.

Proprio al termine della salita, quando in pratica si arriva al cosiddetto Gran premio della montagna delle 7 Borgate macianesi, si trova il borghetto: girando a sinistra si arriva alla torre, a 521 metri sul livello del mare.

La torre si può raggiungere anche dal paese, sulla strada per Pennabilli, dal bivio subito dopo la curva di fronte la Chiesa principale di Maciano, percorrendo un’erta salita.

La storia di Sigelfrido, “Gatto” Macianese doc

Appena giunti nel borghetto, ci accoglie gentilmente un uomo dal nome non proprio comune: Sigelfrido Ugolini. La madre di Sigelfrido, da giovane, era appassionata dalle Leggenda di Genoveffa ed era rimasta colpita dal personaggio del Conte Sigfrido. Decise, se fosse diventata madre, di chiamare il proprio figlio così. “Ma quanto è nato mio fratello maggiore si dimenticò di questo suo proposito. Se ne ricordò quando sono nato io e questo nome me lo ha appioppato: Sigelfrido (errata trascrizione all’anagrafe, si presume ndr)”.

Qualcuno l’ha mai chiamata con un soprannome?

“Sì, mi chiamano Sigel, qualcuno anche Frido”.

Un lato positivo però c’è, ironizza: “Qui a Maciano quando qualcuno viene e dice, cerco Mario, la gente risponde: Chi è Mario? Ce ne sono diversi. Se invece qualcuno viene e cerca Sigelfrido, tutti sanno chi è. Ci sono solo io. Non si scappa (ride, ndr)”.

Da quanti anni abita qui?

“Io sono nato qui e a gennaio faccio 77 anni. Ma ne ho ancora 76. Teniamo fermo 76, sennò divento troppo vecchio”.

Sigelfrido ha sempre vissuto a Maciano, tranne una breve permanenza a Rimini con il fratello. “Poi ho fatto il Militare, mio fratello è andato ad abitare a Bergamo, io ho trovato il lavoro a Villa Verucchio. Da Rimini a Villa Verucchio più o meno c’è la stessa distanza che c’è da Maciano a Villa Verucchio, per cui nel 1971 ho preferito tornare a vivere qui con i miei genitori e sto molto bene”.

Quando Sigel era un bambino, nel borghetto abitavano circa 70 persone. “Non c’era una casa disabitata. Adesso siamo pochi, una decina, il borgo è quasi del tutto disabitato. In estate un po’ si popola”.

Secondo lei qual è il motivo dello spopolamento?

“Molti sono morti, altri sono andati via, non sono più tornati. Io qua vivo bene, sono nato qui, sto qui e via.. Io sono un Gatto di Maciano! A Maciano c’è il detto che noi abitanti siamo i gatti”.

Dietro questo soprannome c’è una storia curiosa: “La leggenda dice che forse 1000 anni fa, nel medioevo vattelappesca (ride, ndr) vennero gli invasori che volevano conquistare Maciano, ma noi Macianesi ci siamo difesi con tanto impeto, con tanto ferocia come fa il gatto. Da allora siamo i Gatti di Maciano. Il gatto è il nostro simbolo, per questo motivo”.

Alla scoperta del borgo di Maciano

Sigelfrido ci accompagna nel borghetto, che sembra a riposo dopo un passato burrascoso di conflitti. Vediamo una piccola casina:

Ex Municipio di Maciano
Ex Municipio di Maciano

Una volta quello era il municipio. Quando Frido era bambino c’era un arco con un tunnel che conduceva a una galleria di diverse centinaia di metri, che arrivava fino alla torre: una via di fuga, a quei tempi.

Durante la passeggiata, la nostra guida ci racconta delle “7 Borgate Macianesi”: questo è il punto più alto del percorso, poi si scende. Non solo sport: a Maciano “bassa” c’è anche la festa del cinghiale, organizzata nella terza domenica di luglio. “In estate c’è gente che ogni tanto viene a visitare la torre”.

Proseguiamo la nostra escursione, arrivando davanti alla torre.

Sigelfrido ci svela che questa è l’unica torre tonda dell’Alta Valmarecchia. Le altre (Rocca Pratiffi, Petrella Guidi e Bascio) sono tutte quadrate. Alta 16,50, la somma della circonferenza dovrebbe misurare come l’altezza, non avevamo dietro il metro per verificare, ma diciamo che ci fidiamo.

La torre è stata ristrutturata nel 2008 e per il taglio del nastro fu ospite Tonino Guerra. Non possiamo salirci, perché al momento è chiusa e Sigelfrido non ha le chiavi. Ha invece quelle della Chiesetta.

Di fronte alla torre c’è un’abitazione, con una targa donata dall’avvocato Roberto Giannini, presidente del Lions Club Ariminus Montefeltro. “Qui – spiega Sigelfrido – è vissuto sig. Pietro Michelletti, fino a 105 anni d’età. È deceduto il 15 settembre 2019. È stato l’ultimo Cavaliere di Vittorio Veneto della Regione Marche. Fece parte della delegazione di militari che trattò, per conto del Regno d’Italia, la resa fiumana di Gabriele D’Annunzio”.

“Nel 2003 – prosegue – è stato insignito dal comune di Pennabilli con la consegna delle chiavi della città.  Il 2 giugno 2005, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, per le eroiche gesta compiute durante il primo conflitto mondiale, lo insignì di un nuovo cavalierato”.

Il 15 settembre 2019 il Comune di Pennabilli a ricordo delle gesta di questo Ardito del Piave, ha istituito “Via Pietro Micheletti – eroe della prima guerra mondiale”.

Salutiamo così Sigelfrido, davvero gentile nel farci compagnia. Anche in questo borghetto, oltre allo spopolamento, abbiamo riscontrato l’estrema gentilezza e il senso di ospitalità delle persone che ci vivono, persone dallo spiccato senso di appartenenza per i luoghi in cui sono nati. E tutti questi borghetti sono “gioielli” che meritano di essere visti almeno una volta, magari in un’escursione in bicicletta: le strade per arrivarci non sono sicuramente trafficate.

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