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Vive in un castello, ma non è un re. Pier Domenico e il suo amore sconfinato per Secchiano

Sono tornato a vivere a Secchiano, nella mia fortezza. Qui i miei avi mi tengono compagnia

A cura di Redazione
10 dicembre 2023 06:30
Vive in un castello, ma non è un re. Pier Domenico e il suo amore sconfinato per Secchiano - Il signor Pier Domenico ci apre le porte del suo Castello a Secchiano
Il signor Pier Domenico ci apre le porte del suo Castello a Secchiano
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di Riccardo Valentini

Oggi parleremo di un castello che si nasconde nel cuore della Valmarecchia e del suo singolare abitante.

Il Castello di Secchiano è un luogo appartato, poiché situato in una posizione che non è visibile dalla valle. Al contrario, è il castello stesso a osservare e a dominare l’intera vallata, mantenendo così il suo antico compito medievale. Certamente, l’eccezionale vista panoramica che offre giustifica pienamente una visita.

Eppure, nonostante il suo isolamento apparente, il Castello si trova sopra Secchiano, frazione di Novafeltria, a soli due passi di distanza. Per raggiungerlo, è necessario percorrere la salita più conosciuta dai cicloturisti della Romagna, “Il Passo delle Siepi”, o comunemente chiamata “La Cantina”. Questa strada, che collega Secchiano a Ponte Uso, è anche il penultimo colle della celebre Nove Colli, l’ottavo. A circa tre quarti della salita da Secchiano, dove la pendenza inizia a diminuire, si trova un bivio con una stradina brecciata. Qui, un cartello in legno indica l’agriturismo Sasso Ermina, molto vicino al Castello.

La stradina, fiancheggiata da alberi lungo tutto il percorso, è particolarmente suggestiva e bella da percorrere in mountain bike. Il boschetto di alberi parallelo alla strada si svela quando si raggiunge il bivio: svoltando a sinistra si arriva all’agriturismo, mentre proseguendo per la strada di destra si giunge al Castello di Secchiano. A sinistra del Castello si trova un piccolo borghetto composto da tre case e una vecchia chiesa sconsacrata, denominato il Borghetto di Secchiano (ne parleremo più avanti).

Il signor Pier Domenico Cancellieri, l’unico abitante di questo antichissimo Castello, ci accoglie con grande ospitalità e cordialità sotto l’arco d’ingresso.

“Sono nato qui e ho appena compiuto 70 anni – racconta Pier Domenico – ho dovuto abbandonare questo magnifico posto all’età di 8 anni, destinazione Rimini. Mio padre, ferito in guerra con una scheggia in testa, non poteva più lavorare la terra. Mia madre, invece, era costretta a fare le stagioni al mare per sostenere la famiglia. La vita qui era difficile economicamente, per cui i miei genitori, pensando anche a noi figli, decisero di andare in cerca di fortune a Rimini.

Io non volevo lasciare questo posto, ho puntato i piedi, ma alla fine sono stato costretto. La prima cosa che ho fatto è stata quella di prendere in braccio la mia gattona Pallina. Se non viene la gatta non vengo neppure io, dissi. Mi accontentarono, e così partimmo”.

Pier Domenico: “Qui insieme alla compagnia dei miei avi”

“Nel 2006 – continua Pier Domenico – non sopportavo più Rimini. Sognavo costantemente questo castello, giorno e notte, e alla fine sono tornato qui. Ho lasciato il mio lavoro all’Enel, tre anni prima della pensione, per coltivare questo sogno. Nel 2006 ho iniziato le pratiche per la sua ristrutturazione. Nonostante il castello fosse praticamente in rovina, è stata un’impresa in tutti i sensi, anche economicamente. Ma non mi interessa. Se dovevo scegliere tra avere i soldi in banca o in borsa, e ogni giorno controllare guadagni o perdite, no, no, no, non mi interessava. Almeno così posso ammirare questa meraviglia e goderne ogni giorno.”

Com’è vivere qui da solo?

Non sono solo, i miei avi sono qui con me da generazioni. Mi tengono compagnia. Il mio sogno continua…c’è ancora tanto da ristrutturare.

Qual è il suo obiettivo? Ad esempio, perché non aprire un B&B?

Il mio obiettivo èrendere questo luogo accessibile a tutti. Le porte del Castello sono sempre aperte a tutti. È mio, sì, ma le cose belle vanno condivise. Un B&B? Non mi interessa. Chiunque voglia venire qui con gli amici durante l’estate è il benvenuto. Ai dàg da bè e da magnè (dice in dialetto romagnolo, ndr) Preparo la tavola, taglio il salame, mangiamo e beviamo insieme. Ho una signora pensione, voglio solo godermi la vita, ho 70 anni me ne restano 20 se va bene (ride, ndr).

Se hanno costruito il castello qui è per la visibilità; questa montagna di sasso su cui è costruito si chiama il Sasso di Galasso, e in cima c’è la sorgente.

Galasso, verso la fine del XIII secolo, quando il signor Cavalca da Montecopiolo ha diviso il feudo tra i suoi due figli, ha dato a Corrado la parte di Pietrarubbia e a Galasso quella di Secchiano.

Galasso era il signore di Secchiano. Mi piacerebbe che il Comune cambiasse il nome della Via, da Via Alessandro Volta a Via del Castello di Secchiano.

Come trascorre le sue giornate?

Trascorro le giornate a lavorare. Lancio un’idea: portare un istituto di geometri qui per il 4° e il 5° anno, in modo da far appassionare i ragazzi al territorio. Il mio obiettivo è far conoscere questa bellissima valle (indica il panorama verso San Leo e Maioletto, ndr), tralasciando quell’aborto’ laggiù (ora indica i capannoni dell’allevamento intensivo in costruzione, ndr).

(a questo punto Pier Domenico racconta un aneddoto)

Quando ho iniziato la ristrutturazione, l’impresa ha dato due colpi di ruspa vicino alla strada. Il giorno dopo è intervenuta la forestale, poi sono venuti da Ancona tre volte come se avessi combinato qualcosa di grosso, alla fine mi hanno fatto una multa di 80 euro (la minima, perché ormai qualcosa dovevano farmi). Lì invece (indicando sempre i capannoni, ndr) stanno sventrando una collina. Questi sono i paradossi dell’Italia.

Capita mai di vedere qualche animale in questa zona?

Lo scorso sabato, mia moglie era qui, stava prendendo il sole ed è passata una volpe. Poi, questa è una zona di istrici e caprioli; gli scoiattoli mi mangiano tutte le mandorle, ma va bene così. È la bellezza di abitare in questo posto; la natura è anche questa. Mia moglie vive in città, qualche volta viene nei weekend. Io proprio non riesco a starci a Rimini. Durante il Covid sono rimasto da solo qui, e sono stato benissimo. Mia moglie non è voluta venire; è una cittadina. A quest’ora sarà in piazza Tre Martiri o in piazza Cavour a prendere un caffè con le amiche.”

Il mondo visto dal Sasso di Galasso a Secchiano

Pier Domenico ci guida in cima al Sasso Galasso per una passeggiata tra i ruderi del vecchio castello e mostra il pozzo della Sorgente.

Successivamente, con gentilezza, ci fa visitare l’interno del castello, ristrutturato con passione e gusto. In alcune parti, le mura hanno uno spessore di ben 4 metri. Il locale adibito a cantina, in passato, probabilmente fungeva da prigione.

Pier Domenico ci conduce fuori dal castello per una breve passeggiata nel piccolo Borghetto che circonda il castello.

L’antico Borghetto di Secchiano
L’antico Borghetto di Secchiano

“Un tempo – racconta ancora Pier Domenico – questa zona prendeva il nome di Castrum Schiani (nome volgare) o Siclani (nome latino) come indicato nelle mappe del cartografo Mingucci del 1630, conservate ora nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Quindi (indicando un vecchio casolare, ndr) un tempo questa qui era la chiesa di San Marco Evangelista, sconsacrata nel 1943 perché gli sfollati dei bombardamenti di Rimini che vi avevano preso rifugio erano soliti accendere dei fuochi al suo interno per combattere il freddo. Pensa come ragionano i preti (ride, ndr). A Secchiano c’è n’era uno buono e l’hanno mandato via (riferendosi al trasferimento di Don Sante avvenuto lo scorso luglio, ndr)”.

Chiesa sconsacrata di San Marco Evangelista, Secchiano Marecchia
Chiesa sconsacrata di San Marco Evangelista, Secchiano Marecchia

Appassionato di ciclismo, Pier Domenico ha momentaneamente dovuto abbandonare la bici a causa di un problema di salute. In modo molto lucido e lungimirante, propone di riaprire una vecchia stradina che parte da Secchiano per i cicloturisti, affinché possano godere del panorama e visitare il Castello di Secchiano. Poi, suggerisce di installare colonnine di ricarica per le e-bike, così da aiutare i ciclisti nella marcia verso Montetiffi, dove poter visitare il ponte romano e l’Abbazia Benedettina.

Salutiamo Pier Domenico ringraziandolo per l’ospitalità e per aver riportato in vita e, in certo senso donato a tutta la Valmarecchia, uno spettacolare Castello. Senza la sua caparbietà e i suoi sogni, oggi sarebbe forse poco più di un mucchio di sassi.

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