La Corte d’Appello di Torino rimette in libertà l’imam Mohamed Shahin
I giudici annullano il trattenimento disposto dal questore e accolgono il ricorso degli avvocati, suscitando le critiche di FdI e Lega
La Corte d’Appello di Torino ha disposto la rimessa in libertà dell’imam Mohamed Shahin, annullando il trattenimento disposto dal questore di Torino alla fine di novembre. L’imam, già uscito dal Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) di Caltanissetta, era stato destinatario di un decreto di espulsione firmato dal ministro dell’Interno Piantedosi, motivato dalla presunta considerazione di Shahin come “minaccia per lo Stato”.
Il provvedimento era stato adottato a seguito di una frase pronunciata dall’imam durante un comizio, letta come riferimento al 7 ottobre: “personalmente sono d’accordo, non è stata una violazione e nemmeno una violenza”.
I giudici della Corte d’Appello hanno accolto uno dei ricorsi presentati dagli avvocati di Shahin, confutando le ragioni legate alla “pubblica sicurezza” addotte dalle autorità.
La decisione ha suscitato reazioni politiche, con Fratelli d’Italia e Lega che hanno attaccato i magistrati definendo il provvedimento “politicizzato”.
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