Lupi in aumento in Romagna. Cia: "cresce la pressione su allevamenti"

Dalla prima collina a Santarcangelo, Cia Romagna chiede interventi concreti per proteggere le aziende e garantire la vivibilità delle aree rurali

A cura di Redazione
19 agosto 2025 11:42
Lupi in aumento in Romagna. Cia: "cresce la pressione su allevamenti" - Incontro sui lupi (Foto repertorio)
Incontro sui lupi (Foto repertorio)
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L’aumento della popolazione di lupi in Romagna, con numerosi avvistamenti anche nella provincia di Rimini – in particolare nella prima collina riminese e attorno a Santarcangelo – conferma come la presenza di questa specie, stabile da oltre dieci anni nel territorio, stia diventando una criticità crescente per l’agricoltura e per la sicurezza delle comunità. 

Da tempo Cia Romagna mantiene alta l'attenzione sul problema. L’azione predatoria del lupo su molti allevamenti estensivi è ormai insostenibile. Sempre più aziende si trovano con i capi costantemente sotto attacco, senza indennizzi adeguati. Il rischio concreto è l’abbandono delle imprese agricole, con gravi conseguenze economiche, sociali e ambientali. La protezione di una specie animale non può prescindere dalla sostenibilità delle attività di allevamento, che restano presidio fondamentale del territorio.

Negli ultimi vent’anni la popolazione di lupi è cresciuta notevolmente, anche grazie alla legislazione di tutela, a un atteggiamento più favorevole da parte dell’opinione pubblica e al miglioramento degli habitat. Un successo dal punto di vista della conservazione, che però ha moltiplicato i conflitti con le attività umane, in particolare con l’allevamento (ma si registrano anche diversi casi di uccisioni di animali d'affezione).

A livello europeo, il Consiglio ha adottato recentemente la modifica della direttiva Habitat che porta il livello di protezione del lupo da "rigorosamente protetto" a "protetto". Il nuovo status consente maggiore flessibilità agli Stati membri nella gestione delle popolazioni di lupi. Serve un approccio condiviso che sappia coniugare tutela della biodiversità, esigenze locali e sicurezza delle comunità per una gestione più razionale della specie nelle aree interne. Il nostro obiettivo è riportare equilibrio nel rapporto fra attività agricola e fauna selvatica.

Anche sul piano nazionale si muovono segnali incoraggianti. In giugno è stato presentato un disegno di legge per la riforma della normativa sulla fauna selvatica (L. 157/92), che introduce il principio del passaggio dalla “tutela” alla “gestione”. Il testo accoglie molte delle richieste di Cia: piani di contenimento, possibilità di autodifesa per gli agricoltori, sanzioni per chi ostacola le operazioni e un ruolo più forte delle organizzazioni agricole nella governance e nella programmazione faunistico-venatoria.

Occorre pragmatismo per fermare danni economici crescenti e garantire la vivibilità delle aree rurali. È urgente innalzare il massimale per gli aiuti europei in regime de minimis, che oggi limita l’accesso a risarcimenti adeguati. Serve una seria assunzione di responsabilità, che tenga insieme tutela ambientale e salvaguardia delle aziende agricole, veri custodi del territorio.

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