Manifesti della Lega rimossi a Roma: scontro tra il Comune e il partito di Salvini
Accuse di “censura comunista” da parte della Lega, ma il Campidoglio replica: “Contenevano stereotipi etnici contrari alle norme pubblicitarie”

A Roma è scoppiata una nuova polemica politica dopo la rimozione, da parte del Comune, di alcuni manifesti pubblicitari affissi dalla Lega per promuovere il disegno di legge sulla sicurezza. I poster, che riportavano slogan come “Scippi in metro? Ora finisci in galera senza scuse” o “Occupi una casa? Ti buttiamo fuori in 24 ore”, erano accompagnati da immagini raffiguranti persone di origine straniera, nomadi o giovani con capelli rasta.
La decisione del Campidoglio ha scatenato la dura reazione del partito guidato da Matteo Salvini, che ha denunciato l’accaduto come “un evidente caso di bavaglio comunista”, definendolo “uno sfregio alla libertà di opinione”. La Lega accusa l’amministrazione capitolina di voler censurare il messaggio politico attraverso atti repressivi.
Di tutt’altro avviso il Comune, che ha motivato la rimozione con il rispetto delle normative vigenti in materia di pubblicità. “I manifesti contenevano stereotipi etnici e razziali contrari ai principi etici previsti dai regolamenti sulla comunicazione pubblicitaria”, si legge nella nota diffusa dal Campidoglio. “Non si tratta di censura politica, ma di applicazione delle regole.”
La vicenda ha acceso il dibattito pubblico, dividendo l’opinione tra chi difende il diritto alla libertà di espressione e chi, invece, ritiene inaccettabile l’uso di immagini e messaggi potenzialmente discriminatori. In diversi quartieri della Capitale, alcuni manifesti sono stati imbrattati con vernice rossa da attivisti contrari alla campagna della Lega.