Modello turistico della Riviera in crisi: "Ombrellone e baby dance non bastano più"
Confagricoltura: "Finita l'epoca del turismo di massa, fondamentale sinergia costa-entroterra"

«Che il modello turistico della Riviera sia in crisi non dovrebbe sorprenderci. È finita l’epoca del turismo di massa, dei flussi concentrati ad agosto e dei pacchetti tutto compreso» esordisce Luca Gasparini, direttore di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, intervenendo nel dibattito aperto in queste settimane sulla flessione del turismo balneare in Romagna. «Oggi il turista vuole scegliere, vivere il territorio, fare esperienze autentiche e possibilmente nuove. Ombrellone, baby dance, aperitivo in spiaggia e gita in motonave non bastano più: la Riviera romagnola, proposta così com’è oggi, è un prodotto stanco. Dobbiamo interrogarci anche sull’efficacia delle campagne di comunicazione e marketing: abbiamo davvero trasmesso il vero valore della nostra terra e di tutto il territorio?». Secondo Gasparini, la questione dei prezzi è reale, ma va inquadrata in un contesto più ampio: «Non è il costo in sé a tenere lontano il turista – la Romagna è ancora competitiva rispetto ad altre località – bensì la speculazione. A soffrire sono proprio le famiglie, storicamente il cuore del nostro turismo, oggi più in difficoltà a sostenere il costo delle vacanze al mare. Qui si inceppa l’ingranaggio».
La proposta di Confagricoltura è chiara: «Da anni si parla di legare mare ed entroterra, ma si è fatto troppo poco. Eppure questo sarebbe uno degli elementi strategici per una vera rinascita del turismo. Il mare e la spiaggia possono continuare a essere una calamita, ma da soli perderanno attrattiva anno dopo anno. Il turismo esperienziale è la chiave: c’è chi vuole conoscere dove e come nascono le eccellenze agroalimentari, scoprire la natura, affiancare alla tintarella una passeggiata sui crinali, immergersi nelle tradizioni dei pescatori e degli agricoltori. Ecco cosa dobbiamo offrire: proposte personalizzate e autentiche, non pacchetti standardizzatIl direttore dell'associazione sottolinea il ruolo dell’agricoltura in questa visione: «Gli agriturismi e le fattorie didattiche sono un patrimonio da mettere a sistema, così come i borghi collinari e montani. In Romagna, in cinquanta chilometri si passa dal mare ai rilievi: l’ombrellone si può spostare dalla sabbia al prato di collina, mantenendo la stessa capacità di accoglienza che ha fatto grande il turismo romagnolo. Meno industrializzazione, più autenticità: la crisi del turismo balneare può essere superata solo ampliando l’orizzonte». La conclusione è un invito ad abbandonare vecchi timori e rigidità: «Per troppo tempo, quando gli affari andavano bene, la Riviera ha guardato con diffidenza all’entroterra, temendo di perdere clienti - termina Gasparini -. Oggi è proprio la nostra anima rurale a poter diventare un’ancora di salvezza per il turismo. È il momento di unire le forze: il rilancio passa dal dialogo e dalla sinergia fra mare e campagna».