Nel nome di Mami Wata - ‘sirena’ del vodu. In mostra a Rimini

Sabato 30 ottobre 2010 alle ore 16  viene inaugurata a Rimini, al Museo degli Sguardi (via delle Grazie 12, sul colle di Covignano), la mostra Nel nome di Mami Wata – ‘sirena’ del vodu. Una mostra che...

A cura di Redazione
29 ottobre 2010 09:01
Nel nome di Mami Wata - ‘sirena’ del vodu. In mostra a Rimini -
Condividi

Sabato 30 ottobre 2010 alle ore 16  viene inaugurata a Rimini, al Museo degli Sguardi (via delle Grazie 12, sul colle di Covignano), la mostra Nel nome di Mami Wata – ‘sirena’ del vodu.
Una mostra che si annuncia carica di mistero considerando le origini di questa divinità il cui nome ha a che fare con l’acqua in quanto deriverebbe da “Mammy Water”, dall’inglese “Dea madre delle acque”. Ma anche con la forza distruttrice del mare: la divinità viene infatti rappresentata sia con le sembianze di una sirena che come una giovane donna circondata da serpenti. Pertanto è oggetto di culto in qualità di dea adorata, perché dà la vita e tuttavia temuta perché foriera di morte. Ad adorarla sono soprattutto le  popolazioni insediate lungo la costa atlantica dell’Africa, dal Senegal al Congo, che ne evocano lo spirito nella cornice del Vodu, termine  africano che significa "divinità" – "segno del profondo". Si tratta di una delle religioni più antiche al mondo che concepisce l’Universo come un’unica entità-energia, ma dalle molte ‘forme’. Spirito e materia fanno parte di un’unica entità. E i rituali diventano canali di contatto con le Divinità (oltrepassando il velo di Maya). 
Frutto della collaborazione tra il Museo degli Sguardi di Rimini e il Centro Studi Archeologia Africana di Milano, la mostra prosegue un percorso di impegno del Museo per la conoscenza e la valorizzazione delle produzioni di culture non europee esposte al Museo, un percorso sostenuto anche dall’IBC attraverso il Progetto ETNO e alcune esperienze di partenariato europeo (Museums Tell many Stories, MAP for ID – Museums as Places for Intercultural Dialogue) dirette alla esplorazione delle potenzialità culturali ed interculturali del patrimonio etnografico.
La mostra offre l’opportunità di mettere a fuoco il continente africano attraverso un approccio pluridisciplinare ai temi dell’arte, della religione, della cultura popolare, della storia e antropologia. Al contempo si presenta come occasione per una sperimentazione da promuovere anche in ambito scolastico, proposta che va sotto il nome di Le perline e i simboli cari alle divinità africane legate ai culti dell’acqua, così da proseguire i risultati interculturali raggiunti dal progetto Interculturarte  sviluppato nell’ambito del progetto europeo MAP for ID. Sull’onda di questa esperienza centrata sul valore simbolico delle maschere, il progetto Le perline e i simboli cari alle divinità africane legate ai culti dell’acqua intende avvicinare e sempre più coinvolgere gli adolescenti italiani e stranieri allo spazio museale. L’esposizione si ispira agli oggetti di culto e agli ornamenti di decoro corporale che gli adepti indossano in occasione delle cerimonie, allo scopo di avvicinare ai temi e ai valori simbolici di cui quegli oggetti sono portatori.

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Segui Altarimini