Pennabilli, "non posso morire oggi, è il compleanno di mia moglie": Lora racconta un Tonino Guerra inedito e 'privato'
Nel sesto anniversario della morte di Tonino Guerra sceneggiatore, poeta, artista a tutto tondo, abbiamo incontrato la moglie Lora per farci raccontare un Tonino inedito e “privato”. La signora Lora,...

Nel sesto anniversario della morte di Tonino Guerra sceneggiatore, poeta, artista a tutto tondo, abbiamo incontrato la moglie Lora per farci raccontare un Tonino inedito e “privato”. La signora Lora, di origini russe, ci ha accolto nella sede dell’associazione dedicata al marito, dove è esposto tutto il mondo di Tonino Guerra, i suoi disegni, i libri con i suoi racconti, i “mobilacci” che amava costruire con materiale di recupero, e le pellicole dei suoi film. Tonino, ci racconta la moglie, lasciò Roma quando si rese conto che nella Capitale il mondo del cinema stava subendo un forte declino: non si facevano più film di qualità, non c’erano più quegli standard qualitativi che il regista sceneggiatore pretendeva dai suoi lavori. Si rifugiò quindi con la moglie a Pennabilli, nella sua amata casa dei mandorli, in cerca di nuove ispirazioni e di un modo di fare cinema diverso e più legato ai sogni che al denaro. Piano piano tutti i giovani registi da Roma lo seguirono a Pennabilli per poter continuare a lavorare con lui e non era difficile negli anni 80 trovare Guerra seduto a un tavolo al piano superiore del bar del paese, mentre stendeva la sceneggiatura di un nuovo film insieme al regista di turno.
In questo modo Guerra ha realizzato 120 film, in gran parte tratti dalle sue novelle dove spesso riversava tutto il suo amore per la Russia, da lui considerata la sua seconda patria (si definiva russo per parte di moglie), con la regia di Ottavio Fabbri (Il viaggio), Antonioni ( Aldilà delle nuvole), Anghelopoulos (La sorgente del fiume), Francesco Rosi, i fratelli Taviani (Il sole anche di notte) Bertolucci , Tornatore, e l’elenco potrebbe continuare. A Pennabilli ha ambientato il film Burro, e a Novafeltria Il frullo del passero, tratto dalla sua novella omonima, con Philip Noiret e Ornella Muti. Nel 2011, un anno prima di morire Tonino Guerra ottenne il l Jean Renoir Award dalla prestigiosa Writers Guild of America West, associazione degli sceneggiatori americani che lo definì uno dei migliori sceneggiatori al mondo.
La sua carriera artistica, però, cominciò molto prima della sua avventura nel mondo del cinema. Negli anni della seconda guerra mondiale fu deportato in Germania, e durante la sua prigionia allietava i compagni di sventura con le poesie in dialetto romagnolo da lui inventate. Un suo amico, il dottor Strocchi, che condivideva con lui la prigionia, trascrisse queste poesie e gliele consegnò una volta liberati. Il simbolo della libertà e della felicità ritrovate furono per Tonino Guerra le farfalle, che troviamo ricorrenti in tutte le sue creazioni artistiche. Il motivo l’ha confidato lui stesso: “non sono mai stato così tanto felice come quando, una volta libero, ho guardato di nuovo una farfalla senza avere voglia di mangiarla”. Un altro elemento importante nell’arte di Guerra furono le foglie, simbolo del tempo che passa; quando cadono le foglie, l’anno ormai volge al termine e le foglie che muoiono a terra hanno il suono dello scorrere del tempo.
Il 20 marzo 2012, pochi giorni dopo il suo novantaduesimo ed ultimo compleanno, confidava ai giornalisti: “Non posso morire oggi, è il compleanno di mia moglie”. Morirà il giorno successivo, primo giorno di primavera, e giornata mondiale della poesia.