Seconda mano, prima scelta: torna il mercatino del riuso di Guardaroba solidale Madiba e Mani tese Rimini

L’appuntamento è domenica 22 settembre dalle 16 alle 21 nella sede di Casa Madiba network

Il banner dell'evento

Produciamo più di quel che mangiamo, indossiamo, compriamo. Per questo è importante ridurre la domanda di servizi attraverso acquisti consapevoli e riuso di oggetti non deteriorati, così da esaurire i beni in uso e impedire che l'offerta superi così ampiamente la domanda, almeno nei paesi ricchi e improntati sull'acquisto smodato di beni non di prima, ma di seconda o anche terza necessità.

In questo contesto si inserisce il secondo appuntamento di “Armisclé – Seconda Mano, Prima Scelta. Mercatino del Riuso” organizzato da Guardaroba Solidale Madiba e Mani Tese Rimini, in collaborazione con Pachamama Commercioequo Rimini e Campo Lavoro Missionario per domenica 22 Settembre dalle 16 alle 21 nella sede di Casa Madiba Network . Si tratta di un contenitore dedicato al tema della moda sostenibile che rimanda a pratiche di consumo volte a contrastare i danni ambientali e sociali provocati dall’industria della fast fashion, una moda «veloce o a risposta rapida, che si basa sul desiderio di indossare vestiti nuovi a basso costo; vestiti che nel giro di pochi mesi vengono scartati per fare posto a nuovi acquisti. La bassa qualità del vestiario fa sì che il ricambio sia veloce incrementando i livelli di rifiuti nelle discariche». Armisclé si unisce inoltre al collettivo locale di “Fridays For Future – Rimini” nella settimana di mobilitazione verso il terzo sciopero globale per il clima del 27 settembre.

Un altro tema centrale per Armisclé è quello dei diritti umani. «I grandi marchi di fast fashion fondano il proprio successo sulla delocalizzazione della manodopera nei paesi in via di sviluppo, dove milioni di operai e soprattutto operaie (85%) lavorano in condizioni disumane con turni di lavoro estenuanti, straordinari obbligatori, stipendi bassissimi e rischi legati alla salute e alla stessa vita, dovuti alla mancanza delle condizioni minime di sicurezza degli stabilimenti che spesso sono infatti soggetti a incendi e a crolli. Con questa iniziativa «ci impegniamo a promuovere un modo diverso di produrre, di consumare e di pensarci nel mondo, che contrasti il modello economico neoliberista e costruisca una società che si batta per la sostenibilità ambientale, economica e sociale e che abbia una visione etica di cura e riparazione verso il lavoro e il modo di produrre, le relazioni di genere e la violenza patriarcale, e il paradigma della supremazia bianca», scrivono nel manifesto della loro manifestazione. «Il nostro obiettivo è che piccoli gesti rientrino nel nostro quotidiano, come quello di boicottare le industrie che producono fast fashion, acquistare abiti di moda ecologica ed equo-solidale, utilizzare i vestiti che abbiamo fino alla fine del loro ciclo vitale così da ridurre i consumi e la quantità di rifiuti che produciamo e contrastare il sistema produttivo mainstream».

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