Calcio D, Grassi: ‘Io e il Rimini? Discorso chiuso, al massimo come sponsor’. La verità sul caso Mariani

Per due volte l’imprenditore romano non si è presentato dal notaio pur avendo versato la caparra: ‘Non so che avesse in testa’

Giorgio Grassi

“Il Rimini? E’ un discorso chiuso, per me quattro anni bastano.  Il calcio è stato una esperienza totalizzante. E’ giusto che Alfredo Rota faccia la sua esperienza, è un suo diritto-dovere, al massimo potrò essere uno sponsor con la mia azienda principale, Grabo”.

Giorgio Grassi, alla vigilia dell’inaugurazione del suo progetto agricolo Terre di Grabo, ha organizzato nell’agriturismo di Montescudo Freelandia – a cinque mesi dalla cessione del Rimini Calcio ad Alfredo Rota –  un incontro con la stampa per chiarire le ultime vicende societarie, in particolare la trattativa (e l’epilogo) per la cessione del club biancorosso all’imprenditore romano Mariani. Al suo fianco l’avvocato Luca Brugioni e il suo commercialista Tiziano Fabbri.

GRASSI E MARIANI  Brugioni ha spiegato che il preliminare del contatto è stato stipulato il 29 giugno, ha fatto seguito il pagamento della caparra confirmatoria da parte di Mariani (49mila euro, ndr) con l’accordo di chiudere il tutto davanti al notaio il 10 luglio. Nell’accordo delle parti si era stabilito di presentarsi dal notaio il 9 di luglio, ma la controparte non si è presentata. E’ stato fissato di concerto un altro termine, il 15 luglio e a sorpresa neppure quella volta Mariani si è presentato con tutte la carte sul tavolo per la firma del contratto di cessione al prezzo convenuto. Conseguenza immediata è stata la comunicazione alla controparte  per PEC da parte dello staff di Grassi la risoluzione del contratto per inadempimento,  

GRASSI E ROTA Nel frattempo Grassi cede la sociètà ad Alfredo Rota. Siamo a metà luglio. Grassi a fine agosto riceve la notifica della richiesta di sequestro conservativo dell’intero capitale sociale del Rimini Calcio da parte dello stesso Mariani il quale rivendica pretese e diritti sulla proprietà della società. Grassi si costituisce in giudizio e l’avvocato Brugioni viene affiancato dal collega Paolo Santoro. Il Tribunale delle Imprese di Bologna ha convocato le parti in giudizio il 16 settembre 2020; il giudice, sentite le parti, con ordinanza ha respinto la richiesta del sequestro conservativo avanzata da Mariani. E’ il 23 novembre. Lo stesso Mariani viene condannato al pagamento delle spese legali. Va da sé che la caparra è rimasta nelle  tasche di Grassi.

LA PROCURA FEDERALE Un altro atto è l’esposto alla Procura Federale della Figc in data 11 agosto da parte di Mariani per presunte violazioni dei regolamenti dei codici sportivi. La Procura Federale convoca Grassi con Fabbri e Brugioni il 2 settembre in una audizione che dura quattro ore. Con provvedimento del 29 ottobre la Procura Federale ha ratificato l’archiviazione del procedimento certificando l’assoluta correttezza del comportamento di Giorgio Grassi.

Grassi, che idea aveva in testa Mariani?

“Ci siamo interrogati io e i miei collaboratori sul motivo di questa condotta ma non siamo stati in grado di darci una risposta. C’era stata anche la due diligence, molto veloce. Il prezzo era congruo, il Rimini non aveva debiti. Che idea mi sono fatto? Penso la stessa idea che si sono fatti a Livorno. La sua è stata una condotta temeraria oltre che infondata e strumentale. Io, Fabbri e Brugioni ci siamo tolti una bella soddisfazione”.

Ci sarà qualche azione legale a tutela della vostra immagine?

“Faremo delle valutazioni” ha risposto l’avvocato Brugioni.

Grassi, Rota è ora il nuovo proprietario.

“Il costo del Rimini rispetto a quello dell’anno precedente quando abbiamo trattato era più abbordabile e lui, che desiderava fare questa operazione, sostenibile per le sue società, l’ha portata in porto con convinzione. Prima non c’erano le condizioni. E’ stato molto contento, ha pagato tutto. Siamo ora in una fase di transizione per sistemare gli ultimi dettagli in un clima molto sereno. Con Rota non ci siamo più sentiti, non voglio mettergli confusione  o condizionarlo. Credo che lui da presidente unico azionista debba gestire la società come meglio ritiene. Mi dispiace che il percorso sportivo non sia esaltante e ci siano difficoltà economiche: del resto il calcio della serie D, come quello della serie C, è stato abbandonato. Sono in empatia con Alfredo perché ho vissuto le stesse cose.  L’ultima partita (con l’Aglianese, ndr) ho spento il televisore a un certo punto perché soffrivo troppo”.

Tiziano Fabbri, la Grabo come se la cava con la pandemia?

“Come tutte le aziende siamo stati penalizzati, il buco sono stati quei due mesi di chiusura e uno e mezzo per la riorganizzazione per la ripartenza. Quel fatturato lo abbiamo perso. Da settembre siamo ripartiti forte”.

Stefano Ferri

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