Afghanistan: la testimonianza di Riccardo, infermiere di Novafeltria nel Gulistan, una delle zone più 'calde'

Nel 2012 fu in missione con il corpo Militare della Croce Rossa

A cura di Redazione Redazione
05 settembre 2021 05:16
Afghanistan: la testimonianza di Riccardo, infermiere di Novafeltria nel Gulistan, una delle zone più 'calde' -
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di Riccardo Giannini

E' stato testimone in prima persona degli orrori della guerra in Afghanistan. Oggi, con la popolazione ripiombata nell'incubo, dopo il ritiro delle forze armate statunitensi, è tornato a ripensare a quei quasi 100 giorni del 2012 trascorsi in Gulistan, distretto della Provincia di Farah, assieme al corpo Militare della Croce Rossa. 

L'infermiere Riccardo Triani, 37enne di Novafeltria, oggi è nella direzione sanitaria dell'Ausl e si occupa di sicurezza delle cure, dopo dieci anni trascorsi nel 118. Nel marzo del 2012 partì per l'Afghanistan, dopo un anno di duro addestramento. Fece esperienza dodici mesi nell'aeronautica militare, da volontario, prima di iniziare, nel 2005, a frequentare il corso di Scienze Infermieristiche all'università. Nel 2008, anno della laurea, decise di arroularsi nel corpo Militare della Croce Rossa. Dodici mesi dopo era già in prima linea, a sostegno della popolazione abruzzese, colpita dal grave sisma. "Sono sempre stato attirato dalla vita militare. Mio padre Oddo è un maresciallo dell'aeronautica in pensione, è stato anche lui in prima linea sul fronte di guerra. Inoltre ho sentito la spinta, il dovere di intervenire e soccorrere le popolazioni martoriate in queste situazioni drammatiche", racconta il giovane infermiere novafeltriese, che in questi giorni allietati dalla nascita della secondogenita Arianna, ha deciso di tirare fuori dai cassetti il diario giornaliero tenuto durante la missione.

Riccardo cerca un editore interessato alla pubblicazione del manoscritto: "mi piacerebbe condividere la mia esperienza e di rendere giustizia all'operato dei militari e dei civili, italiani ma non solo, che hanno lavorato per dare una chance a un paese martoriato. Una ritirata del genere non rende giustizia a vent'anni di lavoro", racconta.

Nel 2012 Triani fu destinato a un piccolo presidio in una delle zone più calde dell'Afghanistan, il distretto di Gulistan: in un avamposto militare della zona perse la vita il giovane sergente italiano Michele Silvestri, 33 anni, e furono feriti altri tre militari. Il corpo Militare della Croce Rossa era in prima linea per prestare il supporto sanitario ai militari italiani e per soccorrere la popolazione civile. E' stato così testimone della sofferenza umana, fatti che lo hanno segnato profondamente: "Arrivato a Roma, dopo la missione, fui accolto all'aeroporto da Cristina, mia moglie, e dalla mia famiglia. Facevo fatica a parlare, a raccontare. Ne ho risentito per molto tempo. Ricordo una volta, in dormiveglia sentii dei fuochi d'artificio: mi catapultai sotto il tavolo, di istinto". Riccardo apre il suo libro dei ricordi: "Ho in mente  una bambina, aveva subito la frattura del femore a causa dello scoppio di un ordigno. Era stata operata in Pakistan, ma senza buoni risultati. Era infatti claudicante e suo padre faceva 5 km a piedi per portarla al nostro campo, portando con sè la bambina su un cuscino. Lei era truccata e il fratello faceva da apripista sui sentieri". Ricordi indimenticabili, che oggi provocano grande amarezza, pensando a un incubo tornato realtà: "Fa male vedere ancora genitori costretti a separarsi dai figli, gente che si aggrappa ai carrelli degli aerei civili e cade nel vuoto. Percepire la paura di essere presi e finire in mano a queste bestie".

 

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