di Riccardo Giannini
Troppi alberghi obsoleti non competitivi sul mercato, o strutture chiuse: circa 300, secondo una ricerca di Teamwork, associazione specializzata nei servizi sul turismo. Il dibattito su un aspetto fondamentale dell'offerta turistica del Comune di Rimini si riapre in queste ore e registra l'intervento dell'assessore del comune di Rimini Roberta Frisoni.
In diverse località turistiche infatti le vecchie strutture ricettive vengono convertite in residenze private, a disposizione quindi della cittadinanza e dei lavoratori, stagionali e non. Una formula che non troverà applicazione a Rimini. Per l'assessore Frisoni si tratta infatti "di un impulso sbagliato" perché in questo modo si perde "la possibilità di rigenerare l'offerta ricettiva e i servizi turistici", favorendo "la rendita di posizione individuale a discapito dell'interesse collettivo".
Il Comune di Rimini ha fatto partire un'attività di mappatura destinata a concludersi entro la fine dell'estate 2023 "per attivare di conseguenza tutti gli strumenti urbanistici, legislativi, economici e quant'altro necessari per ottenere i nostri risultati", cioè una riqualificazione dell'offerta alberghiera della città. L'obiettivo è catalogare "albergo per albergo, lotto per lotto", ricavando "informazioni dettagliate riguardanti il numero degli alberghi effettivamente aperti e la loro coerenza con le stelle esposte, gli alberghi aperti ma con caratteristiche non più idonee a rimanere sul mercato".
E per ciò che concerne le strutture ricettive chiuse, la mappatura è finalizzata a definire "la georeferenziazione" di queste strutture, "la superficie, volumetria, l’altezza, il numero delle camere". "Si tratta – evidenzia Frisoni – di dati necessari per delineare quel quadro di analisi indispensabile a costruire le nostre strategie e ad individuare gli strumenti con cui attuarle".
Per gli hotel dismessi, l'amministrazione comunale sta vagliando idee per incentivarne la trasformazione in hotel per turismo di alto livello, condhotel, hotel che possano ospitare lavoratori stagionali e famiglie, oppure farne degli ostelli di qualità. Ma come suggerito già in estate dalla presidente dell'associazione albergatori riminesi, Patrizia Rinaldis, le strutture potrebbero anche cambiare natura, diventando ristoranti o palestre, o anche essere demolite per fare spazio a parcheggi.
Frisoni si sofferma infine sugli affitti brevi, un fenomeno tutt'altro che irrilevante e che ha un'ulteriore conseguenza: la diminuzione dell'offerta di appartamenti in affitto, con conseguenti rincari. Molti riminesi infatti preferiscono mettere a disposizione dei turisti le proprie camere e appartamenti, appoggiandosi a Booking o altri portali. Nel 2019 secondo una ricerca della Regione Emilia Romagna, riferisce la Frisoni, "erano 1500 le attività riminesi che promuovevano vendita di camere con modalità tipica di Airbnb" e ipotizzando una media di tre camere ciascuna, sono "4500 piccole camere", e sarebbero circa 225 hotel da 20 camere ciascuno. Il ragionamento di Frisoni è che gli hotel chiusi siano stati rimpiazzati "da questa nuova formula di offerta ricettiva". Da una parte dunque cresce il fenomeno di appartamenti e camere messe a disposizione dei turisti, dall'altra – è quanto evidenzia Frisoni – il futuro degli hotel dimessi non sarebbe quello di diventare residenze private, bensì di riqualificarsi, oppure di cambiare totalmente destinazione (come detto potrebbero diventare ristoranti, palestre o parcheggi).