Giorgia Venturini a Le Iene: "La mia maternità dentro e fuori gli ospedali"
Su Italia1 la conduttrice riminese racconta le difficoltà vissute dopo la nascita della figlia

"Sono madre da meno di duecento giorni di una bimba che è arrivata a scaldare la mia vita, dopo che ho perso la mia mamma" Inizia così il monologo della conduttrice riminese Giorgia Venturini (originaria di Pennabilli) nella puntata di venerdì 10 febbraio della trasmissione "Le Iene" su Italia1. Parole dirette, senza troppi giri, che fino ad ora non aveva pronunciato davanti alle telecamere. Giorgia si è aperta al grande pubblico raccontando delle difficoltà vissute dopo la nascita della figlia Sole Tea: "è nata con una patologia che in questi mesi mi ha portato dentro e fuori dagli ospedali, ho conosciuto la fragilità e l'impotenza".
"Ci sono stati momenti – continua il monologo – in cui mi sono chiesta: ma veramente ce la farò? Ho conosciuto la difficoltà di chiedere aiuto per la paura di sentirti rispondere: ah ma io ho fatto tutto da sola!"
Quindi prosegue rivolgendosi a tutte le mamme: "In Italia spesso siamo lasciate sole fin dai primi momenti dopo il parto, serve a nascondere il blocco delle assunzioni in corsia e il buco spaventoso di 9000 ostetriche che neanche la famiglia riesce a tappare, perché tenuta fuori dagli ospedali per via dei protocolli Covid. O perché le nonne, in una società che invecchia sempre di più, sono loro ad aver bisogno del nostro aiuto. Serve a nascondere le contraddizioni del rooming-in, che spesso non è un'opportunità ma una forzatura, se non una violenza per una madre che chiede aiuto. Serve a mascherare il diritto di essere incompetenti, impreparate, di imparare senza essere colpevolizzate".
"Un proverbio antico – conclude la Venturini – che è stato reso celebre da due grandi della politica americana, Ted Kennedy e Hillary Clinton, dice: Ci vuole un intero villaggio per crescere un bambino. Il villaggio sono i genitori la famiglia, ma anche gli amici, i media, le istituzioni, l'intera comunità. Tocca tutti noi costruirlo. Perché le madri non siano mai più sole".