Altarimini

Allevamento polli a Maiolo, l'ex sindaco riminese Chicchi: 'Valmarecchia patrimonio di tutti'

L'ex primo cittadino, socio di Federconsumatori, evidenzia le criticità sulle strategie legate all'emergenza idrica

A cura di Redazione
31 marzo 2023 10:21
Allevamento polli a Maiolo, l'ex sindaco riminese Chicchi: 'Valmarecchia patrimonio di tutti' - Lavori ai capannoni
Lavori ai capannoni
Condividi

L'ex sindaco di Rimini Giuseppe Chicchi, socio di Federconsumatori Rimini, in una lunga nota, entra nel dibattito sull'allevamento Fileni a Maiolo. 
Ricordando le posizioni in campo (favorevoli e contrari) si chiede "Siamo dunque in presenza di un nuovo conflitto fra società civile e Istituzioni? la prima capace di guardare in prospettiva, la seconda inchiodata a vincoli legali e al timore del mitico “abuso d’ufficio”? Lo schema si è rovesciato? La mia è una lettura ottimistica della situazione.".
Partendo dal presupposto che la pratica di Fileni sia "perfetta" e che la regione "non abbia potuto dire di no" segnala anche "un’accurata relazione tecnica prodotta dal Comitato che sostiene il contrario".
Se da un lato per Fileni "non può essere invocata la questione occupazionale perché il nuovo stabilimento occuperà pochissime unità" dall'altro Chicchi paventa l'arrivo sulla via Marecchiese di unagrande mole di traffico "si prevedono 800 camion/anno sulla Marecchiese per trasportare sui mercati di consumo il milione di polli prodotti a Maiolo. Si dirà: stiamo per realizzare le varianti della Marecchiese ! Ottimo, sono già pronti i TIR per intasarla di nuovo!".

L'ex sindaco si sposta anche sulla "questione acqua". Il consumo "stimato per l’impianto Fileni di 24mila/mc di ottima acqua di falda da pozzi. La mano destra autorizza un impianto idroesigente, mentre la mano sinistra (Romagna Acque ed Hera) avvia progetti per ridurre l’emungimento e mentre il mondo intero segnala l’esigenza di salvaguardare il “petrolio bianco” che viene a mancare per l’emergenza climatica. E non va dimenticato che le falde del Marecchia" continua Chicchi "sono un patrimonio non più riminese ma di tutta la Romagna, grazie alla integrazione in unica rete di trasporto, realizzata con la Società delle Fonti. Si potrebbe dire che si spendono milioni per denitrificare e defosfatizzare le acque del depuratore di S.Giustina e si immettono nel medesimo fiume ammoniaca, azoto e fosforo prodotti da 800mila polli/anno."

Chicchi ricorda come "negli anni ottanta lo scontro era fra chi voleva “fare in montagna come in pianura”, perciò aree produttive per impianti industriali di ogni tipo laddove le condizioni orografiche lo permettessero  e chi voleva solo i parchi naturali. Due “estremismi” che il tempo ha dichiarato inefficaci. Tuttavia la famosa “programmazione” non trovava la chiave per risolvere il dilemma. Sono passati quasi quaranta anni, sono avanzati i processi tecnologici e di comunicazione, la deindustrializzazione e la delocalizzazione hanno prodotto nuove letture del tema “Montagna”. E’ il momento" continua Chicchi "di aggiornare le mappe dello sviluppo. E’ dunque compito delle Istituzioni dire cosa fare in montagna. La risposta sta più o meno nell’assecondarne attitudini e vocazioni. In una Agorà elaborata in Valmarecchia qualche mese fa (ha partecipato l’Assessore Regionale Vincenzo Colla), la risposta è stata: le vocazioni stanno nella produzione di acqua buona, aria buona, paesaggi belli, storia potente, lavoro buono, vacanze desiderabili. Beni comuni che riguardano tutti, gente di pianura, gente di montagna, gente d’Italia, gente del mondo."

Le migliori notizie, ogni giorno, via e-mail

Altarimini sui social