Rimini Calcio, Gaburro: 'Vi spiego le scelte di Pontedera. Futuro? Confronto sereno con la società'

Intervista al tecnico biancorosso: 'Difesa a tre? Ho letto sciocchezze, sono sempre state mie scelte'

A cura di Redazione Redazione
14 maggio 2023 05:26
Rimini Calcio, Gaburro: 'Vi spiego le scelte di Pontedera. Futuro? Confronto sereno con la società' - Marco Gaburro VENTURINI
Marco Gaburro VENTURINI
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di Riccardo Giannini

Intercettiamo Marco Gaburro in attesa del treno che lo porterà dalle parti di casa. Una scappata veloce, per poi tornare a Rimini. Nei prossimi giorni ci sarà l'incontro decisivo sul futuro. Gaburro non si sbilancia. La certezza è che con la società “ci diremo le cose serenamente senza alcun tipo di vincolo e senza ansie”, con la consapevolezza di aver raggiunto gli obiettivi stagionali, salvezza diretta e playoff, dopo aver riportato il Rimini nel professionismo, stravincendo un campionato di D. Gaburro arriva all'incontro decisivo con il contratto in scadenza. Ribadisce di aver rinunciato al rinnovo biennale con rinnovo automatico in caso di playoff. “Quando parlerò con la società vedremo se ci sono i presupposti per fare qualcosa di migliorativo. Poi anche la stessa società può pensare di cambiare. Io sono in scadenza e nel caso ci separeremo naturalmente“, evidenzia l'allenatore biancorosso, aggiungendo: “Un contratto non è solo l'aspetto economico. Ci sono tante altre cose da valutare”

Gaburro non ha ancora definito il suo futuro. Ci sono contatti con squadre di Serie D, ma è palese la sua voglia di rimanere ancora in categoria, per mettere a frutto l'esperienza maturata in questa lunga stagione. La preparazione tattica di Gaburro non si discute, la si tocca con mano anche in una semplice telefonata, con la quale si colgono dettagli sfuggiti, nonostante la visione di 42 partite. Indubbiamente c'è da migliorare la gestione della rosa.

I bilanci comunque non sono solo personali. Il Rimini quest'anno, rileva il tecnico, ha patito un po' la sindrome della coperta corta. Il 3-5-2 e il 4-3-2-1/4-3-1-2 sono stati moduli varati per gli infortuni, ma anche per facilitare l'inserimento tattico di Vano. Nessun dissidio latente con il ds Maniero:  ognuno ha fatto le proprie scelte nei rispettivi ambiti tecnici. 

Ad ogni modo, al momento, quella di giovedì (11 maggio) è l'ultima partita di Gaburro sulla panchina del Rimini, la sconfitta subita con il Pontedera, per 2-1, nel primo turno dei playoff. E l'allenatore precisa subito una questione: “Ho sentito dire una sciocchezza, che non volessimo andare ai playoff, quando invece i giocatori avevano dei premi in caso di qualificazione”. 

Contro il Pontedera il Rimini è sceso in campo con il 3-5-1-1. Una scelta motivata dalla necessità di giocare a specchio (o quasi) con l'avversario?
“Una scelta dovuta al modo di giocare del Pontedera. Secondo me è più facile giocare a cinque contro una squadra che gioca con le punte strette, rispetto a quelle che giocano con il tridente aperto. Sono scelte e con la squadra abbiamo fatto venti giorni di full immersion su questa idea. Purtroppo di fronte avevamo un avversario dal rendimento crescente e dal gioco consolidato. Ricordiamoci che nelle ultime partite di campionato abbiamo giocato a 4 e non abbiamo fatto bene”. 

Perché nella difesa a tre Tofanari e non Pietrangeli? 
“Ho fatto delle scelte legate al modulo, ritenendo Tofanari più adatto a quella posizione (braccetto destro della difesa, n.d.r.). Non ci sono promozioni o bocciature, quando si sceglie una formazione. Se gioco a tre, come quinto di centrocampo preferisco Biondi a Laverone. Ho scelto Tanasa a centrocampo perché è indispensabile per fare filtro, per fare argine contro una squadra molto forte in fase offensiva. I nostri avversari nell'uno contro uno ci lasciavano dietro e non era una questione di condizione psico-fisica”. 

A Pontedera Santini ha segnato ancora, quest'anno ha totalizzato 20 gol tra coppa e campionato. Vano invece ha palesato grandi difficoltà, anche se non ha fatto mancare l'impegno. Come mai?
“L'aspettativa di rendimento era più alta e penso che lui stesso non sia contento. Non parliamo solo di gol, ma di rendimento complessivo. Purtroppo ci ha messo un po' per andare in condizione e ha faticato a mantenerla, anche per successivi acciacchi. Nella fase centrale della stagione ho cambiato modo di giocare per averlo dentro al campo, la sua presenza aiutava Santini e la presenza di Santini aiutava lui. È un giocatore particolare. Ha bisogno di giocare in coppia per rendere al meglio, non come terminale offensivo del tridente. La squadra però faticava con il trequartista e le due punte. Faticavamo tanto sulle corsie esterne, tanto più rispetto alla Serie D. Io credo che la posizione migliore di Gabbianelli sia quella sottopunta, come nel 3-5-1-1 di Pontedera“. 

Mister, in tutta sincerità quest'anno mi è sembrato di percepire una non  grande sintonia con il direttore sportivo Andrea Maniero. A gennaio come mai la scelta di abbandonare il 4-3-3 classico, accantonando Rosso e Piscitella e cedendo Sereni? 
“Ho letto sciocchezze su moduli che mi sarebbero stati imposti, sulla difesa a tre. Ho scelto io. Il passaggio alla difesa è tre è dovuto alla necessità di migliorare, perché i numeri nostri erano pericolosi. Con Maniero il rapporto è ottimo come lo era in Serie D. C'è stata pienamente continuità. Lui poi è un ds che non entra nelle questioni tecniche, sulle scelte dell'allenatore. Il rapporto è sempre stato di rispetto dei ruoli e delle persone”. 

Il Rimini era una neopromossa, eppure ha mantenuto un'ossatura forte dalla passata stagione e ha aggiunto rinforzi importanti. Infatti all'inizio di campionato il rendimento è stato eccellente. Quali sono i problemi cronici che ha riscontrato e che ha menzionato nell'ultima intervista al Corriere Romagna?
“Il nostro problema principale è stato l'assetto difensivo, in particolare quando pressavamo alti. Più abbassavamo la linea del pressing e più facevamo fatica poi a fare gol. La classica coperta corta. Intorno a febbraio-primi di marzo eravamo più compatti, ma non segnavamo. Ovviamente parliamo di una squadra che ha fatto 47 punti, non di una squadra retrocessa. Poi la scorsa estate abbiamo fatto delle scelte che ci hanno dato in dotazione uno spogliatoio con molti giocatori che si aspettavano di giocare. E questo fa parte della gestione dell'allenatore, che deve gestire i dualismi. Spesso abbiamo avuto situazione di giocatori che avevano rendimenti simili, con alti e bassi, e che quindi si alternavano, in base all'andamento della squadra e del loro stato di forma. Lo abbiamo fatto anche in Serie D, solo che in D cambiavamo giocatori e vincevamo lo stesso e passava sottotraccia. Ci siamo resi conto che non avendo quei risultati non potevi tenere gli equilibri mantenuti in D”. 

Un campionato così intenso a Rimini porta sicuramente un grande bagaglio di esperienza. Che cosa ha imparato in questi lunghi 9 mesi.? 
“Sono stati 10 anni in uno (ride, n.d.r.), una full immersion. Ma era come mi aspettavo. Mi ero confrontato piu volte con allenatori passati dalla D alla C negli ultimi anni e tutti mi avevano detto che la differenza era abissale nei modi di lavorare. Le partite sono ovviamente di un livello più alto, dal punto di vista tecnico e tattico. Con la scusa che abbiamo dovuto cambiare spesso assetto, siamo stati costretti ad approfondire determinate tematiche su assetti tattici diversi. È stato un anno di continua ricerca. Vorrei precisare: non sposo la teoria della diversità della squadra tra andata e ritorno. La squadra è sempre stata la stessa. All'andata abbiamo raccolto di più di quanto fatto, al ritorno meno di quello che avremmo potuto conquistare. Un'altalena di rendimento costante. A ottobre abbiamo avuto un ciclo di vittorie anche perché la qualità dei nostri avversari era poca: Olbia, Alessandria e Vis Pesaro in quel momento vivevano delle difficoltà. La comunicazione nostra, mi ci metto anche io, è stata sbagliata: un po' per trasmettere entusiasmo e invogliare i tifosi allo stadio, è stata un po' pompata. E tutto ci è tornato indietro”. 

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