L'opinione: ricostruzione post alluvione, 'incaricare subito il Genio Militare dell'Esercito'
In una nota l'ex consigliere comunale riminese Starnini invita a non perdere tempo per favorire gli interventi 'lo scenario è di guerra, non di pace'


di Giulio Gherardo Starnini*
C'è solo un precedente positivo che può indirizzare nel verso giusto la ricostruzione post alluvione: la nomina del commissario Bucci con “pieni poteri”, anche in deroga alle leggi e alle procedure esistenti per la ricostruzione del ponte Morandi di Genova.
Era l'infrastruttura primaria di tutto il sistema territoriale, sociale ed economico di una città pilastro del sistema produttivo italiano.
I danni causati alla Romagna dall'alluvione sono molto più costosi e territorialmente più estesi di quelli di un ponte complicato, ma pur sempre un ponte, come quello di Genova.
C'è solo un modo quindi per rivitalizzare i tessuti territoriali, sociali ed economici della Romagna distrutta dall'alluvione: incaricare subito il Genio Militare dell'Esercito di fare tutto ciò che va fatto di essenziale per far ripartire i territori, come dopo la guerra, perché lo scenario è di guerra, non di pace. Tutto il resto, come la concertazione con gli Enti Locali, la Regione e i vari Enti a capo dei processi ordinari burocratici di manutenzione e ricostruzione dopo, solo quando ci saranno strade e ferrovie soltanto sicure, fosse di scolo in tutta la campagna romagnola di garanzia della tenuta idraulica da realizzare subito nei luoghi e nelle dimensioni che riterranno essere necessarie (prima della grande cementificazione del territorio nel secondo '900 e ad inizio millennio, i nostri vecchi ricordavano che nei fossi ci stava in piedi un adulto ed erano estremamente larghi), messa in sicurezza delle frane, eliminazione della fauna selvatica dagli argini dei fiumi, pulizia degli alvei dei fiumi e dei bacini (a Ridracoli non è mai stato portato via il sedimento formato e aumentato via via dal 1975 ad oggi: si stima per un altezza di 20 metri). Solo così potremo avere tempi rapidi (alcuni mesi) e certi di poter ripartire.
Se invece si ascolteranno i tanti ministri venuti in visita, o il governatore Bonaccini o i tanti Sindaci cavalier senza cavalli, o si dovrà sottostare al dirottamento di energie e risorse ai meteorologi che buttano la palla in tribuna per dire che esistono, allora ci ritroveremo come i terremotati del centro Italia, che solo per sgombrare le macerie hanno visto passare più di dieci anni, e che per la ricostruzione del loro sistema territoriale, sociale ed economico ancora non vedono la fine del tunnel e ci ridurremmo come pare essere già ridotto il segretario della CGIL, a chiedere soldi come elemosina, riducendo quindi a tal fatta la strategia della ricostruzione.
Altrimenti a chi serve tutto questo presenzialismo e decisionismo da addetti ai lavori improvvisati e con un sistema di regole organizzative inadeguato al tempo di guerra? Non certo ai territori, tantomeno alla democrazia e alla Repubblica.
*socio di Terre dei Malatesta e dei Montefeltro
già consigliere comunale di Rimini