Il passato come buon auspicio…
Anche se nei suoi 100 anni di storia il Rimini calcio non ha mai avuto l'onore di partecipare al massimo campionato italiano, può comunque essere orgoglioso di un primato di cui pochissime realtà di provincia possono vantare. Infatti, sulla panchina del club romagnolo sono passati due dei migliori tecnici della storia del calcio, seppur in fasi totalmente differenti della propria carriera, ovvero Herrera e Sacchi, e Salvatore Bagnoli, uno dei più grandi allenatori della storia del calcio italiano.
Inoltre, il Rimini vanta 9 partecipazioni al campionato di Serie B con un 5° posto come
miglior piazzamento ottenuto nella stagione 2006/2007, anno in cui pareggiò 1-1 al debutto contro la Juventus di Deschamps, ripartita dal campionato cadetto in seguito allo scandalo calciopoli. Molti tifosi si augurano di rivedere molto presto la squadra biancorossa in cadetteria, affinché torni protagonista sui principali quotidiani sportivi e nei pronostici di Serie B di Terrybet.news, un blog che prende in esame sia le statistiche in corso che quelle sui precedenti storici di squadre e allenatori.
Osvaldo Bagnoli (1977-1978)
Prima di vincere lo scudetto alla guida del Verona nel 1985, Osvaldo Bagnoli si è fermato in Romagna per ben 4 stagioni, guidando prima il Rimini, poi il Fano e infine il Cesena. Pur essendo un maestro del catenaccio, applicava una marcatura mista ed un pressing molto aggressivo a centrocampo. Amava impiegare due registi e chiedeva ai suoi di rallentare il gioco con un lento possesso palla. A Rimini non ebbe particolare fortuna e fu spesso contestato dalla tifoseria.
“Il calcio è come una briscola al bar con il tuo migliore amico. Quando giochi, fai di tutto per fregarlo. Quando posi le carte, bevi con lui un bicchiere.”
Le sue visioni erano spesso diametralmente opposte a quelle di un altro grande
allenatore passato da Rimini, ovvero Arrigo Sacchi. Oggi in pochi ricordano che il profeta Sacchi riuscì a battere Bagnoli solo 2 volte in 10 sfide.
“Sacchi ha avuto il merito di portare la cultura del lavoro nelle grandi squadre però ha pure originato un grosso equivoco. Si diceva che il suo calcio fosse offensivo ma come si fa a chiamare offensivo un calcio basato sul pressing e sul fuorigioco? [… ] Voglio dire che il mio calcio ha incominciato a cambiare con lui. Del resto una volta andavi in giro a piedi o in bici. Ora devi stare attento, se no ti tirano sotto. È il progresso.”
Helenio Herrera (1978-1979)
Helenio Herrera, per tutti il Mago, ha allenato il Rimini in una sola stagione, quella del 78/79 che si concluse con un'amara retrocessione in Serie C1. Tuttavia, non si può non essere orgogliosi di aver avuto sulla propria panchina uno degli allenatori più vincenti, iconici e carismatici di sempre, nonché colui che ha portato l'Inter a vincere 2 Champions League negli anni sessanta, riuscendo ad imporsi anche contro il Benfica di Eusebio e il blasonato Real Madrid. Oltre ai nerazzurri, ha allenato anche Barcellona, Atletico Madrid, nazionale spagnola e nazionale italiana.
«Il calcio di Herrera si basava tutto sulla fiducia nei propri mezzi – pochi concetti, ma
estremamente chiari. Un lavoro psicologico martellante che oggi potrebbe apparire
ridicolo, ma che poteva trasformare le sue squadre in vere e proprie macchine da guerra.
Non conosceva vie di mezzo – lui voleva essere amato e temuto. A chi lo accusava di
arroganza, lui rispondeva candidamente che la sua unica colpa era di essere il migliore»
Mario Sconcerti
Herrera è stato uno dei migliori interpreti del catenaccio e uno dei primi ad utilizzare la
psicologia in ambito sportivo per motivare le proprie squadre. Di lui infatti, si ricordano i
cartelli motivazionali che scriveva personalmente e affiggeva negli spogliatoi. Tra le frasi più significative vogliamo ricordare: “Se hai paura di fare una cosa, pensa che
sicuramente un idiota la farà al posto tuo” e “Le cose difficili esigono tempo, quelle
impossibili ne esigono di più.”
Nonostante sia famoso per il suo catenaccio, ha anche dichiarato: “Il calcio moderno è
velocità. Gioca veloce, corri velocemente, pensa velocemente, marca e smarcati
velocemente.”
Arrigo Sacchi (1982-1983 e 1984-1985)
Arrigo Sacchi ha iniziato la sua carriera di allenatore professionista a Rimini, prima di
passare al Parma e successivamente al Milan dove scriverà la storia del calcio moderno
arrivando due volte sul tetto d'Europa con il Milan degli olandesi. Una delle partite più
memorabili alla guida del club romagnolo resta la vittoria per 2-1 sulla Carrarese di
Corrado Orrico, un risultato che per il tecnico di Fusignano rappresentò il primo tassello d'orgoglio per la sua carriera di allenatore. Sacchi scese in campo con un 4-3-3
caratterizzato da un pressing ossessionante, messo in atto da giocatori che si diceva
corressero in campo come dannati. Il suo calcio totale non era ancora maturo, ma i primi
segnali furono di sicuro incoraggianti. “Il nostro 4-3-3 era a tratti simile a un 4-5-1. La zona non era ancora pura, sia per la presenza di un libero anziano come Frosio, sia perché ero ancora in fase di studio”
«Vorrei cominciare dicendo che auguro a tutti i giovani calciatori di incontrare un allenatore come Sacchi. Per l'inizio di una carriera, è fondamentale. E' un tecnico costruttivo, con una completa dedizione al lavoro. A quell'epoca, la ricerca del particolare faceva un certo scalpore e i suoi allenamenti erano molto didattici. E infatti, chi aveva frequentato la scuola, era avvantaggiato rispetto agli altri»
De Napoli, calciatore del Rimini di Arrigo Sacchi
Bagnoli maestro del catenaccio, Herrera maestro della psicologia e Sacchi fondatore del
calcio totale moderno. Ebbene sì, tutti sono passati da Rimini.