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'Ndrangheta: nelle casse della banca di San Marino deposito da 15mln

Il Credito Sammarinese aveva bisogno di denaro per superare la fase di crisi ed ha “aperto le porte alla ‘ndrangheta”. E’ questa la considerazione che viene fatta dal Giudice per le indagini prelimina...

A cura di Redazione
30 luglio 2011 13:59
'Ndrangheta: nelle casse della banca di San Marino deposito da 15mln -
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Il Credito Sammarinese aveva bisogno di denaro per superare la fase di crisi ed ha “aperto le porte alla ‘ndrangheta”. E’ questa la considerazione che viene fatta dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, Tiziana Macrì, che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare che ieri ha portato all’arresto di dieci persone tra cui anche i vertici della dell’istituto di credito nella Repubblica del Titano.

Il rapporto d’affari tra il Credito Sammarinese e Vincenzo Barbieri, il broker della droga ucciso a San Calogero nel marzo scorso, prevedeva un deposito complessivo, nelle casse dell’istituto di credito, di 15 milioni di euro. Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Catanzaro, viene evidenziato come “l’operazione Barbieri prevedeva un deposito complessivo nelle casse del Credito Sammarinese pari a 15 milioni di euro, ovvero al prezzo che il presidente e proprietario della Banca, Lucio Amati, pretendeva per la vendita della stessa”. Il Credito Sammarinese, a causa della grave crisi di liquidità in cui versava, aveva avviato anche una trattativa per la vendita dell’istituto di credito con “la banca brasiliana ‘Banco di Rio de Jainero’ – scrive il Gip – ma la situazione risultava difficilmente realizzabile anche per il prezzo preteso dall’Amati. E’ in tale contesto che va inquadrata la vicenda relativa all’apertura di credito nei confronti di Barbieri”. Particolarmente singolare è il racconto di uno degli impiegati della banca che descrive minuziosamente il primo versamento, pari a 597 mila euro, fatto da Barbieri nell’istituto di credito. Il racconto è stato raccolto dal sostituto procuratori della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio e Paolo Petrolo, che conducono l’indagine sul riciclaggio dei soldi della cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) provenienti dal narcotraffico. Il direttore generale del credito sammarinese, Valter Vendemini, consegnò un “trolley di misura media – racconta l’impiegato – all’interno del quale vi era del denaro in contante credo di tutti i tagli. I soldi erano stipati, accartocciati, puzzavano di muffa ed erano racchiuse in mazzette con elastici ma non con senso logico. Proprio per le cattive condizioni in cui erano le banconote ho impiegato molto tempo per contare tutto il denaro”. (nella foto Lucio Amati)

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