Domani sera a Moby Cult: Wladimir Luxuria
Se quella di Vladimir Luxuria fosse una delle sue “Favole non dette” forse comincerebbe così: c’era una volta Wladimiro Guadagno, un ragazzo di Foggia che amava gli abiti eccentrici e attirava sguardi...

Se quella di Vladimir Luxuria fosse una delle sue “Favole non dette” forse comincerebbe così: c’era una volta Wladimiro Guadagno, un ragazzo di Foggia che amava gli abiti eccentrici e attirava sguardi critici, che un giorno partì per Roma, si trasformò in un’affascinante transgender e visse felice e pensante molte vite, da attrice ad attivista politica a star televisiva. Cammina cammina dal Muccassassina arrivò al Parlamento nel 2006, e poi all’Isola dei famosi di cui è stata acclamata regina nel 2008. E intanto scopriva la sua vocazione di scrittrice…
Negli anni, a MobyCult, Vladimir Luxuria ci ha raccontato le sue esperienze presentando l’autobiografia “Chi ha paura della Muccassassina? La mia vita in discoteca e viceversa”, nel 2007, e “Le favole non dette”, nel 2009, apologhi in cui la “diversità” rappresenta un dono e un’opportunità. E martedì 23 agosto a Riccione torna a Moby – che, ci ha confessato, le porta fortuna – per presentare “Eldorado”, il suo primo romanzo, appena uscito da Bompiani. Un libro complesso, dai molti livelli di lettura, che riesce a toccare i tanti luoghi dell’omofobia di ieri e di oggi: dall’olocausto degli omosessuali alle minacce al circolo ‘Mario Mieli’ di Roma di poco tempo fa, mescolando con sapienza i toni della tragedia e dell’ironia. Protagonista, Raffaele Palumbo, un anziano omosessuale di origini pugliesi che si esibisce en travesti in un locale di Milano come “Nonna Wanda”.
Nel suo camerino, tra parrucche e costumi di scena, l’oggetto più prezioso è una collanina d’oro, ponte tra il passato e il presente di Raffaele, che da giovane ha fatto parte – insieme a Karl Schnutzler (Rebecca) e Franz Hoben (Ingrid) – del trio canoro delle “Die Schwestern” nel mitico Eldorado, lo storico locale omosessuale berlinese chiuso dai nazisti in nome del Paragraph 175 del Codice Penale tedesco, che consegnò migliaia di gay alle carceri e ai lager. E’ proprio la sera del debutto di Raffaele/Anita – il 1° marzo del 1933 – che i nazisti irrompono nell’Eldorado, lo devastano e arrestano tutti i presenti.
Raffaele viene rilasciato quasi subito come “non ariano” e rimpatriato, il destino dei suoi compagni è inghiottito dal buio. Ma lui continua a sperare di poter restituire a Karl la collanina che l’amico gli ha affidato. Passeranno decenni, fino a che una lettera dalla Polonia lo chiamerà ad Oświęcim e Birkenau, in un viaggio che chiuderà il cerchio della memoria, portando il lettore nel pieno dell’orrore delle persecuzioni naziste contro i gay. Che non sono un capitolo chiuso nella storia della barbarie, ma ricominciano a dolere ogni volta che ci si accanisce contro chi è diverso, che succeda nei gulag di Stalin, nei campi di addestramento a Cuba per gay controrivoluzionari, nelle nazioni dove ancora il fatto di essere gay, trans o lesbica fa rischiare prigione o sanzioni, torture riabilitative, la pena di morte.
“Quelli come lui” riflette Raffaele, tornando a casa, “avevano tutti avuto un’esperienza in comune: l’ostilità di chi crede di essere superiore al punto tale di arrogarsi il diritto di decidere se accettarti o meno, comprenderti o disprezzarti, rivolgersi a te o insultarti, includerti o cacciarti via. Ebbe un’illuminazione: altro che gusti sessuali, era questo che rendeva comunità il popolo omosessuale…”
A riaccendere la tensione, nella chiusa pur ottimista e rasserenante del romanzo, l’incendio del camper anti Aids del circolo Mario Mieli. E la postfazione, che racconta il sopralluogo di Vladimir Luxuria a Berlino, nei luoghi del romanzo, addolorata dalle notizie dall’Italia di nuove aggressioni e atti di intolleranza contro gay e trans. Che la portano a scrivere che “se il muro di Berlino è stato demolito, ne restano tanti ancora nel mondo, e qualcuno anche di nuova costruzione. A noi i picconi!”.
Un “viaggio al termine della notte”, quello di “Eldorado”. Eppure la protesta vibrante, il “mai più” all’odio, all’intolleranza, all’omofobia e alla violenza sono tenuti insieme dal filo di una sorridente, commossa e vitale ironia: dai monologhi di Nonna Wanda, all’indomabile spirito frivolo e caustico delle Schwestern, alla galleria di personaggi indimenticabili come la vicina di casa Elvira, Maria, la sorella di Raffaele pazza per gli animali, Sonia, la figlia dei fiori… “La vita” scrive Luxuria, “va vissuta appieno fino all’ultimo momento, dove c’è un punto c’è un capoverso e un’altra storia comincia, anche quando il bastone è più utile di un remo.”
Testimonial della serata: Lorella Barlaam.