Uno bianca, sette anni di sangue tra Romagna e Marche
Sette anni vissuti tra rapine, assalti ai nomadi, scontri con carabinieri ma soprattutto sangue, sangue e ancora sangue, senza un perché e con una divisa disonorata. E’ la triste storia della banda de...

Sette anni vissuti tra rapine, assalti ai nomadi, scontri con carabinieri ma soprattutto sangue, sangue e ancora sangue, senza un perché e con una divisa disonorata. E’ la triste storia della banda della Uno bianca, protagonista di 105 crimini e 24 omicidi tra Bologna, la Romagna e le Marche. Il tour dell’orrore cominciò il 19 giugno 1987 con una rapina al casello A14 di Pesaro. Ne seguirono altre per mesi, sempre ai caselli. Ma il 30 gennaio ’88 la banda alzo’ il tiro, e in una rapina alla Coop di Rimini arrivò la prima vittima, la guardia giurata Giampiero Picello. Il 19 febbraio dello stesso anno i killer fecero il bis uccidendo a Casalecchio di Reno (Bologna) il vigilante Carlo Beccari. La mente della banda era un poliziotto dagli occhi di ghiaccio, Roberto Savi da Villa Verucchio (Rimini). Detto anche il ‘corto della volante 4’, era in servizio nella questura di Bologna. Con lui c’erano i fratelli Fabio, il ‘Rambo camionista’, e Alberto, poliziotto a Rimini, più altri due colleghi: Marino Occhipinti, in forza alla squadra mobile di Bologna, e Pietro Gugliotta, operatore radio in questura. Un quinto collega della Polstrada di Cesena, Luca Vallicelli, partecipò solo alle prime rapine. A fare da contorno alla banda c’era anche una bionda: Eva Mikula, la fascinosa fidanzata romena di Fabio, che poi fu assolta sia dalle rapine sia dagli omicidi. Ergastolo, invece, per i Savi e Occhipinti (che ora ha ottenuto la semilibertà), mentre dall’estate 2008 Gugliotta è libero dopo una condanna a 18 anni. Molte le ‘vittime innocenti’ della banda: il 20 aprile 1988 morirono a Castel Maggiore, nell’hinterland bolognese, due carabinieri in perlustrazione; il 15 gennaio 1990 decine di persone rimasero ferite da una bomba esplosa all’ufficio postale di via Mazzini, alla prima periferia di Bologna; l’antivigilia di Natale la banda prese di mira un campo nomadi in via Gobetti, nel capoluogo, uccidendo due persone. Quattro giorni dopo altre due vittime durante una rapina a un distributore di carburante a Castel Maggiore. Ma uno dei momenti più tragici fu il 4 gennaio ’91, quando al quartiere Pilastro furono freddati tre carabinieri. Il 2 maggio tocco’ ai titolari di un’armeria in via Volturno, mentre il 18 agosto a San Mauro Mare, nel Cesenate, due senegalesi morirono solo per un gesto di stizza dopo un sorpasso. L’ultima impresa è del 21 ottobre ’94, con due feriti alla Banca nazionale dell’agricoltura di Bologna. Tre giorni dopo le indagini di due poliziotti riminesi (l’ ispettore Luciano Baglioni e il sovrintendente Pietro Costanza) fanno centro e scattano le manette per Roberto Savi. Poi il cerchio si stringe attorno a Fabio mentre tenta la fuga con Eva Mikula, e via via agli altri agenti. Ultimo a cadere è Alberto, l’irreprensibile. Apparentemente.