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E' un nomade bosniaco l'assassino di Massimo Iorio

[media id="496"]L’omicidio di Massimo Iorio, bellariese allora 38enne ucciso con sei coltellate al petto il 20 marzo del 1997, sembrava uno di quei delitti da mandare in archivio come insoluti. A quas...

A cura di Redazione
23 gennaio 2012 14:58
E' un nomade bosniaco l'assassino di Massimo Iorio -
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L’omicidio di Massimo Iorio, bellariese allora 38enne ucciso con sei coltellate al petto il 20 marzo del 1997, sembrava uno di quei delitti da mandare in archivio come insoluti. A quasi quindici anni di distanza dalla morte dell’uomo, il colpevole sulle cui tracce si è mossa la Squadra Mobile di Rimini, ha confessato e ora si trova in carcere, a Ferrara dove stava già scontando una pena comminata fino al 2018 per altri reati. L’autore del delitto – sui cui si era puntata l’attenzione degli inquirenti anche grazie alle nuove tecnologie di ricerca, acquisizione, analisi ed elaborazione delle tracce di reato – è un nomade di origine bosniaca, di 37 anni, Zoran Ahmetovic, 22enne all’epoca dei fatti. L’uomo, indagato formalmente dall’autorità giudiziaria riminese – si legge in una nota della Questura romagnola – si è assunto, ieri, ogni responsabilità per l’omicidio di Massimo Iorio. La confessione, resa nel pomeriggio di ieri, “veniva confermata nei minimi particolari – si legge ancora – nella tarda serata di presso la Casa circondariale di Ferrara in sede di formale interrogatorio condotto dal sostituto procuratore, Paolo Gengarelli, titolare dell’indagine ed alla presenza degli investigatori e dal proprio difensore di fiducia”.

Tutto risale al 19 marzo del ’97, quando Massimo Iorio incontra e “addesca” per strada, nel centro cittadino di Rimini, il bosniaco Ahmetovic Zoran, che all’epoca aveva appena 20 anni. I due si incamminano verso casa, ma prima incontrano un amico storico di Iorio, con il quale sarebbe dovuto andare a Teatro. Iorio però gli fa capire chiaramente che il loro appuntamento era saltato in quanto preferiva passare la serata con il giovane bosniaco che, tra i vari alias, in quell’occasione come in altre, si era presentato come Michele. A casa Iorio i due bevono e fanno uso di sostante stupefacenti fino a quando lo stesso Iorio non si reca in camera da letto e, invitando Zoran, gli si presenta con indumenti femminili ed una parrucca indosso. I due consumano un atto sessuale, subito dopo il quale si consuma anche la tragedia. Zoran, quasi come per punire Iorio di averlo indotto a fare un qualcosa che lui in realtà non voleva (questo è stato dichiarato dallo stesso Zoran recentemente, durante la sua confessione), lo colpisce in volto con un pugno, facendolo cadere a terra. Poi, senza dargli il tempo di reagire, gli mette le mani al collo per strangolarlo. Una volta svenuto, forse già deceduto, Zoran, sotto shock e non contento, si reca in cucina e, agguantato un coltello, torna in camera e accoltella Iorio per 6 volte al petto. Poi, velocemente, scappa di casa, non prima però di aver portato con se uno stereo ed un orologio di metallo, poi rivenduti. Sono circa le 2 di notte e Zoran si allontana con l’auto di Iorio, una Polo bianca, e fa ritorno al campo nomadi dove viveva con la famiglia. L’auto verrà ritrovata qualche giorno dopo, abbandonata nella zona vicino la Marr di Rimini.

Sentiamo il Capo della Squadra Mobile di Rimini Nicola Vitale al microfono di Sabrina Rocchi

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