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Riforma della scuola, le proposte di Emma Petitti: dare opportunità ai giovani insegnanti

Uniformare i requisiti di accesso ai tirocini formativi attivi agli esami sostenuti per la laurea e valorizzare i dottorati di ricerca al fine dell'insegnamento. Sono due proposte avanzate dal deputat...

A cura di Redazione
06 settembre 2014 08:22
Riforma della scuola, le proposte di Emma Petitti: dare opportunità ai giovani insegnanti -
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Uniformare i requisiti di accesso ai tirocini formativi attivi agli esami sostenuti per la laurea e valorizzare i dottorati di ricerca al fine dell'insegnamento. Sono due proposte avanzate dal deputato riminese Emma Petitti nel commentare le linee guida per la riforma della scuola presentate nei giorni scorsi dal Governo.
"Bene che le linee guida abbiano riconosciuto l'urgenza di assumere i precari storici e i vincitori dell'ultimo concorso, che verranno immessi di ruolo nel settembre del prossimo anno – osserva Petitti -. Nella prima parte del 2015 verrà anche indetto un concorso per 40mila cattedre volto a coprire il turn over del triennio 2016-2019. Il Governo vuole svuotare con questo piano le graduatorie ad esaurimento, dando certezze a chi attende e facendo sì che dal 2016 si entri nella scuola solo per concorso e non attingendo, fino a sfibrare le persone coinvolte, da liste d'attesa che durano decenni".
Sarebbe però opportuno, aggiunge la parlamentare, risolvere anche alcuni paradossi che ancora affliggono i giovani che vogliono accedere all'insegnamento. "Spesso, ad esempio, molti laureati hanno conseguito tutti gli esami necessari alla laurea, ma questi non sono riconosciuti fra i requisiti per l'accesso alle selezioni del tirocinio formativo, a causa di una discrepanza fra i vecchi piani di studio e le successive norme per l'accesso ai corsi abilitanti. Occorrerebbe dare la possibilità, a chi possiede lauree valide per l'insegnamento, di sanare il 'debito formativo' in termini di crediti mancanti durante l'anno di Tfa".
La seconda proposta è valorizzare i dottorati di ricerca al fine dell'insegnamento. "Sarebbe un modo per mantenere al servizio della comunità l'investimento formativo che lo Stato ha fatto sul dottorando, permettendo a chi ha conseguito un dottorato di essere riconosciuto come abilitato per l'insegnamento".

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